Kenya – Don Felice Molino: “Il mio cuore mi diceva che dovevo partire come missionario”

15 Febbraio 2018

(ANS – Nairobi) – Si definisce un Salesiano “del fare”, don Felice Molino, 70 anni, di cui oltre 50 da Figlio di Don Bosco e circa 37 da missionario in Africa. “La mia vita è a disposizione del prossimo – racconta –. Negli anni ho realizzato tante attività per i bambini, per i ragazzi di strada e per il sostegno delle mamme in difficoltà. Loro sono il centro della mia attività, e per loro negli anni ho affinato una strategia di intervento mirata al recupero e all’integrazione nella società”. Questa è la sua storia.

Sono don Felice Molino e sono diventato Salesiano di Don Bosco il 16 agosto 1966. Il 17 settembre 1977 alla casa salesiana della Crocetta di Torino vengo ordinato sacerdote, e proprio in quell’anno inizia la mia opera presso un oratorio nella periferia, dove mi occupo dei bambini delle elementari e dove fu tutto un fiorire di iniziative e di attività, tra cui le indimenticabili marce missionarie dei ragazzi.

Mi trovo in Africa da molti anni ormai. Fui subito destinato dai miei superiori alle missioni africane in Kenya: nel 1981 la prima destinazione fu Siakago dove contribuii ad apportare alcune migliorie alla missione e nel novembre 1982 fui trasferito a Embu, dove ora sorge un grande centro professionale. Nell’agosto del 1987 fu la volta di Makuyu, dove rimasi per 21 anni come parroco. Lì nacque una grande opera: la parrocchia, la casa salesiana, il dispensario, la casa delle suore, l’orfanotrofio, la scuola professionale con molteplici attività, ma anche la tipografia.

Nel 2008 fui chiamato a dirigere il centro di formazione per giovani studenti a Utume, nei pressi di Nairobi, dove giovani di diverse nazioni e culture vengono formati a diventare Salesiani. Ed infine, nel 2011, mi venne affidato l’incarico di responsabile dell’attività missionaria presso la “Don Bosco Missions” di Nairobi. Qui lavoro tuttora, il mio è un compito delicato perché devo trovare gli aiuti e le risorse necessari per aiutare le tante case salesiane del Kenya e della Tanzania che vivono attualmente un momento di difficoltà.

L’Africa per me ha sempre avuto un fascino particolare… già a 17 anni ho incominciato a fare piccoli banchetti e a vendere piccole cose per aiutare i missionari. Grazie al “Progetto Africa” avviato a Makallè, Etiopia, incominciai ad organizzare delle marce per Torino che richiedevano una lunga e attenta preparazione perché coinvolgevo tanti giovani. Marce affollatissime e gioiose per le vie della città, un po’ insolite… che rivendicavano il dovere di aiutare chi si trovava nel bisogno in qualunque parte del mondo.

Il mio cuore però mi diceva che dovevo partire come missionario.

I giovani e i poveri sono stati e sono la mia grande passione e la vera motivazione del mio essere missionario. La mia prima esperienza nell’oratorio di Torino mi ha insegnato ad amare profondamente i giovani e a desiderare di lavorare per loro, per il loro bene e per regalare loro un futuro… spesso mi vengono le lacrime agli occhi quando parlo e penso a loro perché vorrei regalargli serenità ed un futuro possibile.

Ma… di fronte alla sofferenza, a chi è ultimo, a chi è indifeso siamo tutti chiamati ad essere missionari.

Don Bosco era solito ripetere: “Nella mia vita più volte ho sempre avuto bisogno di tutti”. Non si può dunque pensare di aiutare i poveri senza tendere la mano ed è necessario per noi Salesiani farlo con umiltà e con coraggio.

Fonte: “Missioni Don Bosco

InfoANS

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