Italia – Don Caiani: “Il nostro cuore pulsa dove pulsa quello dei giovani”

07 Gennaio 2020

(ANS – Milano) – Nel suo discorso alla città di Milano, pronunciato in occasione della festa del santo patrono, l’arcivescovo Mario Delpini ha pubblicamente ringraziato “tutti coloro che si dedicano all’istruzione, alla formazione, all’educazione nelle scuole”, e ha invitato i milanesi ad essere “orgogliosi” del sistema educativo offerto alla cittadinanza. A questo modello d’eccellenza contribuiscono, con i loro tratti specifici, anche le scuole salesiane presenti da decenni sul territorio ambrosiano. Don Paolo Caiani, responsabile della Pastorale Giovanile dell’Ispettoria Italia Lombardo-Emiliana (ILE), spiega nel dettaglio la specialità educativa salesiana.

In che cosa consiste il modello salesiano?
Il nostro sistema educativo si chiama “Sistema Preventivo” e ripropone l’esperienza educativa di Don Bosco, che noi cerchiamo di vivere con fedeltà. È un modo di comprendere l’esigenza dei giovani e dei ragazzi per rispondere alle loro domande educative ed esistenziali e formarli come uomini pienamente realizzati. Il Sistema Preventivo rappresenta il condensato della saggezza pedagogica di Don Bosco e costituisce il messaggio profetico che ci ha lasciato come eredi nella missione che il Signore gli ha affidato. Con il nostro metodo puntiamo a formare ogni giovane a essere “onesto cittadino e buon cristiano”.

Nelle vostre scuole, oltre agli insegnanti, affiancate ai ragazzi degli educatori…
Come Salesiani di don Bosco non vogliamo disertare il campo giovanile. Per noi è vitale la conoscenza dei giovani. Il nostro cuore pulsa dove pulsa quello dei giovani. Noi lavoriamo e viviamo per loro, ci impegniamo a rispondere alle loro necessità e ai loro problemi. I giovani sono il senso della nostra vita. Per fare questo crediamo che ci voglia un villaggio per educare i giovani. Abbiamo bisogno non solo di educatori, ma di una “Comunità Educativa Pastorale”: salesiani, giovani, famiglie, docenti, volontari, educatori. Gli educatori presenti nelle nostre scuole diventano preziosi collaboratori per portare a compimento la nostra missione. Noi cerchiamo di trasmettere questa sensibilità educativa non come ruolo professionale, ma come scelta di vita. Il punto di arrivo dovrebbe essere: “Faccio l’educatore perché sento questa come mia vocazione”.

C’è una bella alleanza tra scuola e famiglia…
Avere un gruppo di adulti che si prende a cuore la crescita dei ragazzi dà più solidità alla proposta formativa. È impensabile oggi fare da soli. I genitori appartengono alla Comunità educativa pastorale perché la prima forma di educazione si riceva in famiglia.

Creare una Pastorale Giovanile in unione a una Pastorale Familiare è certamente una carta vincente per accompagnare i giovani a rendersi protagonisti nella vita.

Luisa Bove

Fonte: Chiesa di Milano

InfoANS

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