Israele – L’educazione integrale salesiana per i giovani di Nazareth
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07 Luglio 2020

(ANS – Nazareth) – I Salesiani dell’Ispettoria del Medio Oriente sono presenti anche a Nazareth. Dopo la fondazione, nel 1896, e una serie di vicissitudini storiche, la storia più recente della scuola di Nazareth, che parte dalle elementari e arriva alla scuola professionale con specializzazioni in falegnameria, meccanica ed elettronica, parte dal 1950. Da allora ha seguito via via le riforme dell’istruzione israeliana, che nel 2002 ha abolito le scuole professionali, cosa che ha comportato la trasformazione dell’istituto in Liceo Tecnologico.

La realtà di Nazareth è una realtà complessa, dove tanti giovani sono disorientati, a livello di appartenenza religiosa, culturale, nazionale… Ma quello della crisi d’identità non è l’unico problema che negli ultimi anni sta insidiando i giovani a Nazareth. L’altro, che si è sviluppato aggressivamente a partire dagli anni ‘90, è quello della criminalità. Per aiutare i giovani, allora, i salesiani provano ad utilizzare i loro consueti strumenti: in primo luogo, l’educazione.

“Dal mondo occidentale sono arrivati qui problemi come l’alcolismo, le tossicodipendenze, la prostituzione e la criminalità di stampo mafioso” spiega don Lorenzo Saggiotto, salesiano italiano che presta servizio in Medio Oriente dal 1968. Oggi è Direttore del centro salesiano a Betlemme, ma dal 2000 al 2019 è stato impegnato a Nazareth. “Ai vertici di queste organizzazioni ci sono stranieri, ma i soldati sono gli arabi. Questo è tragico, perché vuol dire che chiunque voglia fare ‘soldi facili’ sa perfettamente a chi rivolgersi”.

Ma quale può essere il ruolo della scuola per aiutare i ragazzi di Nazareth nel loro percorso di crescita? Prima che dal versante più strettamente formativo don Saggiotto parte da quello umano: “L’unico argine che può venire dalla scuola è quello di conoscere personalmente i ragazzi - spiega -. Io mi mettevo sulle scale ogni giorno e guardavo i ragazzi negli occhi salutandoli. Spesso vengono da situazioni difficili o da conflitti familiari, ed è fondamentale un contatto personale con loro per capire chi è più in difficoltà e aprire il dialogo. Abbiamo casi di ragazzi che hanno tentato il suicidio, o di ragazze vittime di violenza, problemi che si risolvono soltanto con la vicinanza”.

“Alcuni dei nostri exallievi frequentano le migliori università israeliane, soprattutto per le specializzazioni di Ingegneria e quelle orientate alla Tecnologia. Ma qui lavoriamo molto anche sui valori umani, sui rapporti tra Cristiani e Musulmani e tra Cristiani Musulmani ed Ebrei”.

Quanto all’oratorio, è aperto soltanto ai cristiani, senza distinzione di riti, e ospita circa 80 ragazzi over 14 per le attività del venerdì pomeriggio e circa 200 piccoli il sabato, animati dai più grandi.

Tra i ragazzi che lo frequentano c’è Abir Shajrawi. 24 anni, oggi studentessa di scienze mediche a Gerusalemme, all’ultimo anno di università, che ha nei suoi progetti di continuare nel percorso di studi in medicina e specializzarsi all’estero. “Sono un’animatrice dell’oratorio soprattutto con le ragazze, nel tempo che mi rimane libero dallo studio – spiega –. Questo centro è la mia seconda casa, lo frequento da quando ero piccolissima. Oggi quando lavoro con i bambini li vedo felici, e questo mi rende a mia volta felice”.

Simile è il percorso di Yousef Noufi, 23 anni, che frequenta il biennio di Ingegneria Meccanica e aiuta lo zio nella sua attività di carpentiere: “Mi occupo dell’attività dei più piccoli nello sport - afferma -. Mi impegno nell’oratorio perché quando ero piccolo dagli animatori ho ricevuto amore, rispetto, dignità. E oggi mi sento in dovere di fare lo stesso per le nuove generazioni”.

Dove le divisioni e la paura generano sospetto, il sorriso salesiano riesce ancora a fare piccoli miracoli nella vita dei giovani.

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