RMG – La scelta mariana di Don Bosco
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22 Maggio 2023

(ANS – Roma) – È illuminante ricordare, anche se solo brevemente, alcuni dettagli del processo attraverso il quale Don Bosco è arrivato alla sua intensa devozione a Maria sotto il titolo di Ausiliatrice. Essi possono condurci a comprendere meglio la fisionomia della sua e della nostra vocazione.

Sappiamo che Giovanni Bosco nacque e fu educato in un ambiente profondamente mariano, di tradizione ecclesiale locale e di pietà familiare. Basti ricordare l’evento dell’ottobre 1835, quando, pochi giorni dopo aver ricevuto l’abito talare e alla vigilia della partenza per il seminario, mamma Margherita lo chiamò in disparte e gli diede quel memorabile consiglio: “Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine: quando hai cominciato i tuoi studi ti ho raccomandato la divozione a questa nostra Madre: ora ti raccomando di essere tutto suo: ama i compagni devoti di Maria; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga mai sempre la divozione di Maria”.

È di particolare interesse, credo, che nel famoso sogno di quando aveva solo nove anni - un sogno più volte ripetuto e a cui Don Bosco ha dato grande importanza nella sua vita - nella sua consapevolezza di fede Maria apparisse come un personaggio importante, direttamente in un progetto di missione per la sua vita, una donna che mostrava una particolare preoccupazione pastorale per i giovani; infatti appariva “come una pastorella”. E dobbiamo notare che non è Giovanni a scegliere Maria; è Maria che prende l’iniziativa della scelta; su richiesta del Figlio, sarà l’ispiratrice e la guida della sua vocazione.

Questa profonda consapevolezza del rapporto personale di Maria con lui aiuterà Don Bosco a sviluppare spontaneamente nel suo cuore un’attenzione e un affetto che vanno ben oltre le feste e i titoli mariani locali, che pure apprezzava e celebrava con entusiasmo.

Questo segno di rapporto personale con la Madonna sarà sempre una sua caratteristica; la sua devozione mariana lo porta direttamente alla persona viva di Maria, e in Lei contempla e ammira la sua grandezza, i suoi numerosi ruoli e i tanti titoli di venerazione a Lei legati. Così nel cuore di Don Bosco si costruisce gradualmente una devozione mariana non parcellizzata o parziale, ma completa e totale, centrata direttamente sull’aspetto vivo e reale, più ecclesialmente proprio della persona di Maria.

Scrive don Alberto Caviglia: “Quando si tratta della sua devozione a Maria, lasciamo da parte ogni titolo celebrativo, ornamentale e devozionale. Per lui è soprattutto Maria, la Madonna. Verrebbe spontaneo chiedersi: a quale Madonna era incline don Bosco? A quale era devoto Domenico Savio? La risposta dovrebbe essere tutte e nessuna. Nel sogno di Don Bosco all’età di nove anni non apparve una Madonna come tale, ma la Madonna, Maria, la Madre di Gesù. All’epoca di cui stiamo parlando il nostro Padre era devoto alla Madonna della Consolazione, la Madonna dei Torinesi - la prima statuetta della Cappella Pinardi era per lei. Poi, con il movimento religioso che portò la Chiesa a definire l’Immacolata Concezione, si rivolse a Maria Immacolata con amore e devozione e con uno spirito intensamente cattolico e una comprensione molto chiara. E per certi aspetti Maria Immacolata divenne a lungo la sua Madonna; fu a lei che condusse Domenico Savio, per il quale l’incontro costituì il primo grande momento della sua vita e spiega perché lo storico sodalizio da lui avviato fu intitolato all’Immacolata Concezione”.

Un simile atteggiamento, unito al suo genio pratico e al suo senso storico, portò Don Bosco a sostenere attivamente il movimento mariano promosso dalla Chiesa del tempo. Così nei primi vent’anni del suo sacerdozio lo troviamo ad esprimere la sua completa devozione mariana sottolineando il singolare privilegio dell’Immacolata Concezione di Maria, e la festa dell’8 dicembre rimane un elemento centrale della sua metodologia pastorale e spirituale. Essa coincide anche con la data di inizio delle sue imprese più significative. Don Bosco visse con intelligente entusiasmo il clima ecclesiale che precedette e accompagnò la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854) e che vide le apparizioni di Lourdes (1858).

Possiamo ricordare, ad esempio, l’importanza nella sua opera educativa del “Sodalizio di Maria Immacolata” di Valdocco; fu la scuola che formò il suo primo santo ragazzo, Domenico Savio, e i primi membri della futura Società di San Francesco di Sales. Ed è significativo che a Mornese si stessero preparando parallelamente le prime aderenti al futuro Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che nacque all’interno dell’”Unione delle Figlie di Maria Immacolata”.

La scelta di Maria Immacolata ci mostra quindi un Don Bosco coinvolto nel movimento mariano in una misura che va al di là dei titoli e delle devozioni locali; è una sequela di Maria, sua ispiratrice e guida, nel modo vitale che si stava realizzando nella Chiesa del suo tempo.

Ma è chiaro anche che Don Bosco tendeva a trascendere l’aspetto formale del dogma dell’Immacolata Concezione; non si limitava alla prerogativa dell’assenza in lei del peccato originale; non si fermava mai semplicemente alla grandezza della dignità individuale di Maria (la sua pienezza di grazia, la sua integrità verginale e la sua gloriosa assunzione), ma tendeva a considerarla oggettivamente in relazione al suo ruolo personale di Madre di Cristo e dei fratelli di Cristo.

La vocazione apostolica di Don Bosco lo portò a scoprire e a sottolineare quella che era stata l’immagine originaria della sua “Signora” fin dal sogno dell’età di nove anni: il suo ruolo di maternità spirituale. In pratica, quindi, si può facilmente riconoscere la chiara tendenza di Don Bosco ad assegnare a Maria Immacolata un ruolo di aiuto e protezione nella sua attività educativa, e a valorizzare la sua pienezza di grazia come fonte di patrocinio per la salvezza.

Fin dal 1848 aveva iniziato a scrivere il titolo “Auxilium Christianorum” su alcune immagini disposte sulla sua scrivania. Prima del 1862 tale titolo non compare ufficialmente, né come titolo principale, né come titolo secondario. Ma c’erano già indicazioni crescenti, derivanti o da circostanze della Chiesa o dalla natura stessa della vocazione di Don Bosco, che egli considerasse Maria Immacolata come la protettrice che vince e schiaccia la testa del serpente malvagio.

È negli anni Sessanta dell’Ottocento, gli anni della piena maturità di Don Bosco, e soprattutto a partire dal 1862, che emerge chiaramente la sua scelta per Maria Ausiliatrice. E questa rimarrà la sua scelta definitiva: il punto di arrivo di una continua crescita vocazionale e il centro del carisma del Fondatore. In Maria Ausiliatrice Don Bosco riconobbe finalmente la vera immagine della Signora che aveva stabilito la sua vocazione e che era stata e sarebbe sempre stata la sua ispiratrice e guida.

Infine, non poca influenza ebbe la costruzione della stessa Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, completata in soli tre anni e in modo considerato da Don Bosco del tutto prodigioso. Doveva essere un santuario di Maria per la città, il Paese e il mondo stesso, aperto alle esigenze spirituali e apostoliche universali.

Il modo in cui Don Bosco parla di questa “Casa di Maria Ausiliatrice” sottolinea non tanto le associazioni storiche, quanto piuttosto l’affermazione di una presenza viva, di una fonte traboccante di grazia, di un continuo rinnovamento dell’azione apostolica, di un clima di speranza e di volenteroso impegno a favore della Chiesa e del Papa.

Fin dalla nascita di questo santuario, l’Ausiliatrice divenne l’espressione mariana che avrebbe sempre caratterizzato lo spirito e l’apostolato di Don Bosco: tutta la sua vocazione apostolica l’avrebbe vista come opera di Maria Ausiliatrice; e le sue tante grandi iniziative, soprattutto la Società di San Francesco di Sales, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice e la grande Famiglia Salesiana sarebbero state ai suoi occhi fondazioni volute e vegliate da Lei.

Fonte: Cf. E. Viganò, Our devotion to Mary Help of Christians, in «Acts of Superior Council» 59 (1978) 289, 13-20.

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