Marocco – Don Bosco porta l’acqua nel deserto: “probabilmente è la prima volta che giocano con l’acqua”
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05 Maggio 2017

(ANS – Medio Atlante) – “È stata un’esperienza indimenticabile, vivono in condizioni precarie. Ma poi vedi che quello che hai progettato e costruito aiuta davvero la gente e ti senti molto bene”. È la testimonianza di Martín Mendizabal e Jon Vicente che hanno realizzato un progetto per portare l’acqua alle persone che vivono nel deserto.

Martín e Jon hanno realizzato in due villaggi dell’altipiano del Medio Atlante, in Marocco, un progetto per l’estrazione di acqua attraverso pompe ad energia fotovoltaica, che hanno ideato durante il primo anno di corsi presso il Dipartimento Integrato di Meccatronica del Centro di Formazione Professionale Don Bosco.

Oggi nei loro occhi resta l’immagine dei bambini felici che ridono senza sosta e si schizzano con l’acqua che esce da un tubo: “probabilmente è la prima volta che giocano con l’acqua” commenta Jon Artola, il professore che li ha accompagnati.

Questo progetto di solidarietà è nato a Madrid. Lì infatti, è stato osservato che nella regione di Er Rachidia, in Marocco, c’è grande bisogno di estrarre l’acqua e, anche se ci sono dei pozzi, la forma utilizzata per ottenere acqua è arcaica: avviene tramite un sistema di pulegge e secchi.

Così si è pensato di unire formazione e solidarietà e sono state progettate due pompe idriche per due villaggi marocchini: Taz-Nat e Ait-Innou. Diverse aziende sono entrate nel progetto disinteressatamente.

La prima meta è stata Taz-Nat, un villaggio con 500 abitanti, senza elettricità, né acqua corrente. “Siamo rimasti impressionati dalla loro modo di vivere. Quello che in Spagna si ottiene in un minuto, qui impiega ore o addirittura giorni” hanno commentato i giovani. L’installazione della seconda pompa di Ait-Innou sembrava semplice, invece è stata più difficile.

Martín e Jon sono rimasti molto impressionati da questa esperienza. “Le persone ci erano molto grate. Sono molto povere, ma ci davano da mangiare a casa loro e ci ringraziavano”. Ricordano che “quando abbiamo finito l’installazione era notte. Il giorno dopo davanti al pozzo abbiamo trovato una coda di donne con i secchi in attesa del loro turno per aprire il rubinetto”.

Martín ha infine raccontato: “quando ci hanno proposto l’idea di fare qualcosa per queste persone subito mi è piaciuta e ho deciso di accettare il progetto”. Don Bosco non solo ha portato l’acqua nel deserto, ma ha cambiato la vita di molte persone.

InfoANS

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