RMG – Jan Tyranowski, il mentore di san Giovanni Paolo II
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30 Marzo 2018

(ANS – Roma) – Il 2 aprile del 2005, dopo 85 anni di vita e oltre 26 di Pontificato, moriva Giovanni Paolo II. I giovani, che furono da lui sempre ricercati e invitati alla sequela di Cristo, lo accompagnarono anche nei suoi ultimi momenti su questa terra, riempiendo Piazza San Pietro nelle ore della sua agonia ed esponendo striscioni con la scritta “Santo Subito” già nel giorno dei suoi funerali. All’origine di questo grande feeling tra il Papa polacco e i giovani ci fu anche il contributo dell’ambiente salesiano in cui maturò la sua vocazione, grazie in particolare al carisma di un laico impegnato, Jan Tyranowski.

“Essere santi non è difficile”. Questa frase ispirava Jan Tyranowski e lui la ripeteva a Karol Wojtyła mentre questi discerneva la sua vocazione sacerdotale nella parrocchia salesiana “San Stanislao Kostka” di Cracovia-Debniki. Una frase che si è rivelata di indubbio impatto, se si osserva come Giovanni Paolo II sia divenuto santo a tempo di record nel 2014, mentre per il laico Tyranowski è arrivato lo scorso anno il riconoscimento di Venerabile.

Il signor Tyranowski, nato in Polonia il 9 febbraio 1901, amava passeggiare in montagna e si interessava di molte cose, dalla scienza alle lingue straniere, dal giardinaggio alla psicologia. Fu dapprima ragioniere, poi, dopo una malattia provocata dallo stress, nel 1930 lasciò la contabilità, e assunse l’attività del padre e iniziò a lavorare come sarto. Fu in quel periodo che si unì all’apostolato dell’Azione Cattolica.

Tyranowski si coinvolse sempre più nelle attività e nei lavori parrocchiali e nel 1935, durante l’omelia di un sacerdote salesiano, sentì una forte chiamata che lo portò a intraprendere una profonda vita spirituale. I suoi strumenti erano la “teologia ascetica e mistica” di Adolphe Tanquerary, e poi le opere di Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce. Non è un caso che queste letture fossero anche tra le preferite di San Giovanni Paolo II. Non divenne sacerdote, né prese i voti perché doveva prendersi cura della madre, ma condusse quindi una vita laica “contemplativa” e fece voto di castità.

L’invasione nazista della Polonia cambiò la sua vita. Nove Salesiani della parrocchia vennero deportati e morirono nei campi di concentramento, compreso il parroco, don Jan Swierc. La parrocchia venne lasciata alle cure di due sacerdoti anziani e nel 1940 venne chiesto a Tyranowski di diventare responsabile della pastorale per la gioventù maschile. Con un po’ di timore accettò. Partecipavano decine di giovani ai suoi “cerchi del Rosario vivente” e sorsero 11 vocazioni, tra le quali quella del futuro Papa.

Il Pontefice polacco non dimenticò mai l’influenza di Tyranowski, e aveva un suo piccolo ritratto nella sua stanza nel Palazzo Apostolico. Il Papa attribuiva a lui il fiorire della sua vocazione al sacerdozio in un momento in cui voleva diventare attore.

Tyranowki non poté essere presente il giorno dell’ordinazione di Wojtyła, nel novembre 1946, perché la tubercolosi si era diffusa in tutto il suo corpo. Morì il 15 marzo 1947, abbracciando un crocifisso.

Fonte: Aleteia

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