Etiopia – Restare a casa, accanto a chi non ha una casa

23 Marzo 2020

(ANS – Addis Abeba) – L’emergenza sanitaria generata dalla diffusione del coronavirus davvero non ha confini. Già da una settimana anche in Etiopia sono state prese delle misure precauzionali e le autorità hanno deciso di chiudere le scuole e di lasciare a casa gli studenti. Per questo i quattro salesiani della comunità del “Don Bosco Children” di Addis Abeba pure hanno chiuso la scuola, ma hanno lasciato a casa non gli studenti, bensì maestri ed istruttori. Perché i ragazzi di strada che frequentano il “Don Bosco Children” non hanno una casa; o meglio, la casa salesiana è la loro unica casa.

I salesiani affrontano la crisi del COVID-19 con serietà e lungimiranza sin dall’inizio. Prima di prendere la decisione di restare in isolamento con i ragazzi di strada hanno fatto ampie scorte di cibo e materiali in vista del periodo di necessaria clausura e hanno compiuto un’ultima perlustrazione delle strade alla ricerca dei giovani più bisognosi.

“Non usciamo più per le strade di notte in cerca di ragazzi: troppo rischioso” ha dichiarato don Angelo Regazzo, missionario salesiano ultrasettantacinquenne, da oltre 30 anni di stanza in Etiopia e sempre attivo con l’energia di un ragazzo. Lunedì scorso, 16 marzo, però, è stato lui stesso a compiere diversi viaggi in pullman per portare dentro quanti più ragazzi possibile e per dare loro una mano in questi momenti di emergenza. “Don Bosco avrebbe fatto lo stesso” afferma il missionario.

In questo periodo di quarantena al “Don Bosco Children” vengono organizzati lavori manuali, classi speciali, tornei di sport, musica, proiezione di film educativi... “Abbiamo cibo, acqua, diesel sufficienti per fare andare i generatori, le pompe d’acqua e i frigoriferi per diversi mesi. Abbiamo sapone in abbondanza per lavarci, alcool per disinfettarci, paracetamolo e medicinali di pronto soccorso... Nessuno esce dal recinto e quei pochi che entrano, come guardiani, cuoche e operatori sociali, devono lavarsi le mani con sapone all’entrata e disinfettare le scarpe con varechina e alcool” continua il salesiano.

I salesiani celebrano la Messa giornaliera e trovano nelle Pratiche di Pietà loro forza in una situazione di emergenza come questa. “Invitiamo i ragazzi, quasi tutti musulmani e ortodossi, a pregare secondo le loro credenze religiose. Le uniche preghiere che recitiamo insieme sono il Padre Nostro e l’Ave Maria che fan bene anche ai Musulmani per tenere lontano il coronavirus. Esortiamo i ragazzi a stare allegri e a credere nella vita. Perciò siamo convinti che andrà tutto bene” aggiunge don Regazzo.

La preoccupazione dei salesiani è per chi sta fuori. “Guardando fuori dal recinto purtroppo non si nota alcun cambiamento nel comportamento della gente. Migliaia e migliaia di persone che vanno e vengono. Ristoranti e negozi aperti, banche e supermercati affollati, traffico molto intenso... L’atteggiamento generale della gente qui ad Addis Abeba sembra volto al business, come sempre. Beh, non so fino a quando, perché i numeri degli infetti crescono di giorno in giorno”.

Si sono registrati anche episodi violenti, con qualche fanatico che ha urlato ai turisti: “Stranieri untori!” e tirato pietre contro alcuni americani. Le ambasciate, da parte loro, hanno invitato i loro nazionali a tenersi calmi e a non reagire, meglio ancora, a... restare a casa.

Don Regazzo conclude rassicurando sulla sua salute ed esprimendo le condoglianze a quanti hanno perso qualche persona cara a causa del coronavirus. “Auguro a tutti voi che possiate presto tornare alla normalità a godervi il mare e le montagne. Per ora abbiamo l’occasione di gustare il focolare domestico e di pregare insieme. Ne avevamo tutti tanto di bisogno”.

InfoANS

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