Messico – Refettorio salesiano “Padre Chava”, ai tempi del Covid-19, con le porte aperte: “Ci occupiamo delle persone più vulnerabili”

07 Aprile 2020

(ANS – Tijuana) – Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria per Covid-19 in Messico, migliaia di persone sono state infettate ed è stato necessario fermare le attività. Centinaia di migliaia di persone vivono al confine con gli Stati Uniti con il desiderio di muoversi verso il “sogno americano”. Sono le persone più vulnerabili, che vivono nella zona di confine. Il Refettorio “Padre Chava” tiene aperte le sue porte nonostante il difficile contesto.

Il centro continua a servire i migranti, perché essi sono persone che sono rimaste senza mezzi di sussistenza e senza la possibilità di accedere a cibo e cure mediche. Di fronte a questa crisi, è stato necessario raddoppiare gli sforzi e prendere le giuste misure per affrontare i bisogni attuali nel mezzo dei rischi dovuti alla diffusione del virus. “Perché, anche se la possibilità di contrarre il virus è latente, la fame e i bisogni, in questi giorni di scarsità, sono in aumento”, spiega don Agustín Novoa, SDB, Direttore del centro salesiano. E attualmente la fila dei migranti si è triplicata, perché non hanno alcun sostegno e non sanno dove altro andare.

Da poco più di 30.  anni questo Refettorio serve pasti, accompagna e accoglie i più vulnerabili, soprattutto migranti. A causa della Covid-19, refettorio ha sospeso le altre attività ordinariamente attive, quali consulenza legale, l’assistenza psicologica, sportello per il lavoro, servizio di parrucchiere, sostegno scolastico per bambini e attività oratoriane nel fine settimana.

Nelle ultime tre settimane non è stato possibile “ricevere i nostri beneficiari a casa e in famiglia, invitarli a mangiare a tavola” per evitare la folla, racconta Claudia Portela, una Salesiana Cooperatrice, attiva presso il Refettorio. Tuttavia, il servizio del refettorio rimane aperto un’ora e mezza più a lungo del solito e serve poco più di 1.200 pasti “da asporto” in contenitori di plastica in cui si mette il cibo – riso o fagioli, un pezzo di pane, carne o uova, una bevanda da 250 millilitri e talvolta frutta – e si continua a distribuire generi di prima necessità.

Coloro che collaborano alla preparazione e alla consegna degli alimenti rispettano le misure sanitarie indicate dalle istituzioni sanitarie. I volontari indossano mascherine che coprono la bocca e guanti; aiutano a disinfettare con gel antibatterico le mani di coloro che riceveranno il cibo e li fanno entrare nell’area di consegna degli alimenti di tre in tre. I dispositivi di sicurezza per i volontari (guanti, mascherine e gel) sono stati donati, ma attualmente sono esauriti.

Il servizio di cura sanitaria rimane attivo e continua a servire circa 40 pazienti al giorno. I dottori sono in possesso di filtri medici e valutano coloro che hanno qualche indicazione di malattie respiratorie, oltre a continuare la routine quotidiana di valutazione e trattamento di altre possibili malattie.

Per ora, il ricovero temporaneo per i migranti ha dovuto sospendere gli ingressi, anche se è occupato solo per metà. Ciò è stato fatto per curare la salute delle 53 persone che vi erano già ricoverate prima dell’emergenza sanitaria e in considerazione dell’impossibilità di fornire a più persone i tre pasti giornalieri, a causa del calo delle donazioni.

In uno scenario come questo, chiudere il Refettorio non è un’opzione, poiché migliaia di persone ne sarebbero colpite e l’unica possibilità per queste persone sarebbe quella di rubare o di ricorrere alla droga, aumentando così il livello di violenza e mettendo a rischio la loro stessa salute o persino la vita.

Con un buon numero di benefattori negli Stati Uniti e le frontiere chiuse; di fronte alle istruzioni date in molti Paesi di rimanere a casa, e alle difficoltà economiche che ciò comporta, le donazioni sono chiaramente diminuite. Tali contributi sono la linfa vitale del lavoro salesiano e senza di essi si potrebbe rallentare il sostegno umanitario ad altre persone bisognose.

Anche la sig.ra Portela afferma che, affinché il Refettorio possa rimanere attivo nelle prossime settimane, è necessario poter acquistare cibo da preparare e consegnare, recuperare indumenti perché volontari e medici possano mantenere le misure sanitarie adeguate, e pagare il gas per poter cucinare.

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