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Perù – “Le opere sono amore e non buone ragioni”: essere caritatevoli significa trovare Gesù nei poveri

22 Aprile 2020
Foto: Ayacucho

(ANS – Lima) – C’è un detto che si ripete ovunque e ritorna in circostanze come quelle attuali: “Le opere sono amore e non buone ragioni”. In questo periodo di pandemia la gente è diventata solidale. Gli esempi abbondano. Giovani che mettono da parte la paura e cercano un modo per aiutare. Medici, infermieri, poliziotti, persone che lavorano alla raccolta della spazzatura sono gli eroi del nostro tempo. Ma non possiamo dimenticare coloro che ogni giorno continuano a costruire la speranza in mezzo a questa difficile situazione che molte famiglie stanno attraversando. I salesiani di tutto il Perù fanno un’opera di carità per i più bisognosi, perché “le opere sono amore”.

A Lima, la capitale, con più di 10 milioni di abitanti, dove le strade principali non sono mai vuote, né di giorno né di notte, oggi appare tutto come un deserto. I salesiani servono in quelle aree dove il bisogno fa infrangere la legge ai giovani. Un pezzo di osso può essere parte di una zuppa per più di 80 ragazzi. Infatti, un exallievo ha donato una grande quantità di ossa per preparare delle zuppe.

A Rímac, la zona più antica di Lima, ai piedi dell’imponente collina dove la povertà si rende manifesta e dove sono presenti anche i salesiani, è attiva la “Squadra di Emergenza” della Fondazione Don Bosco con i giovani salesiani della casa di Rímac. “Non sapevo, né immaginavo che così tante persone vivessero su questa collina” ha detto un sorpreso sig. Miguel. Per questo vengono preparate “le famose cachangas” a base di farina e acqua, messe in una padella con un po’ d’olio. “E là, sulla collina, molto vicino al cielo, mangiamo il pane con loro” aggiunge.

Nel Porto di Callao, dove la vita è un miracolo e dove il traffico e il consumo di droga, la criminalità organizzata e la prostituzione abbondano, i salesiani non hanno dimenticato i poveri. Nel cosiddetto “Barrio Frigorifico”, con il sostegno delle madri della zona, hanno registrato le famiglie più vulnerabili – migranti venezuelani, anziani, bambini sotto i 13 anni – e hanno dato loro sacchi di cibo con cui sopravvivere per qualche giorno.

Ad Ayacucho, la città delle 33 chiese, “la culla della Libertà in America”, il Direttore della casa salesiana, don Domingo Yanqui, e gli exallievi salesiani, stanno facendo quello che hanno imparato nelle aule salesiane: essere solidali. Hanno messo le mascherine e i guanti e “portano sacchi di cibo alle famiglie che hanno messo un drappo bianco fuori di casa, come segno che hanno dei figli e non hanno più niente da mangiare”, racconta Alberto, exallievo salesiano.

Se “le opere sono amore e non buone ragioni”, nulla si potrebbe fare se i salesiani di oggi e di ieri non avessero impregnato il cuore della gente, non solo di solidarietà, ma soprattutto di “carità”: perché “essere caritatevole è trovare Gesù stesso nei poveri”, come dice Papa Francesco.

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