Guatemala – Tra coronavirus e rischi sociali, i salesiani mantengono la speranza: “il Signore sicuramente provvederà”

23 Aprile 2020

(ANS – San Benito Petén) – “La situazione è abbastanza complicata in questo momento, ma confidiamo in Dio anche perché ci sono segnali di speranza”. Con uno sguardo al Cielo e uno alla sua gente, don Giampiero de Nardi, missionario salesiano in Guatemala, non si perde d’animo: il Paese fortunatamente sta controllando il coronavirus. I casi riportati sono pochi, confrontati con altre situazioni ed altre regioni: per ora sono 342, con 10 vittime. Ad ogni modo, non si può certamente abbassare il livello di attenzione, soprattutto per il rischio che il blocco delle attività produttive determini tensioni sociali.

“Il Presidente della Repubblica è un medico, per cui ha preso immediatamente misure molto drastiche per evitare la propagazione. Lo considero un gesto di Provvidenza del Signore” spiega il religioso.

Coprifuoco dalle 4 dal pomeriggio alle 4 del mattino. Chiusura delle frontiere. Chiusura del trasporto. Durante la Settimana Santa, che è un periodo di vacanze e dove la gente va in spiaggia, sono stati proibiti i viaggi. Chiusura delle scuole, dei centri commerciali. Proibite le attività ludiche, ricreative, religiose e culturali.

“Sono stati costruiti cinque nuovi ospedali per trattare solo i malati di Covid-19, perché non si mischiassero con la gente negli altri ospedali. Considerando che ancora non c’erano casi accertati quando si sono iniziate a prendere queste misure, è stato molto preventivo nelle misure” commenta il salesiano.

Il problema più grande è il blocco delle attività lavorative. “Questo sta creando una situazione di recessione economica molto grave. Qui la maggior parte della gente lavora in nero e con lavori saltuari. Non hanno risparmi. Per cui fra poco inizieranno i problemi seri: la gente avrà fame… E che possa iniziare ad assaltare negozi è molto possibile” afferma don de Nardi. La polizia, infatti, è già andata dai salesiani per chiedere loro di aiutarli a mantenere calma la popolazione.

Intanto, mentre il Presidente ha promesso dei buoni economici alle famiglie povere e casse di alimenti, anche i Figli spirituali di Don Bosco si danno da fare:

  • Sabato 18 aprile hanno riempito 62 borse di viveri grazie anche ad alcune donazioni giunte capitale e dall’ONG “Canadian Food for Children”;
  • Il mese prossimo verrà anticipato il pagamento della seconda parte delle borse di studio elargite da “Missioni Don Bosco” di Torino, che normalmente vengono consegnate ad agosto. I beneficiari probabilmente dovranno utilizzarle per comprare da mangiare.
  • La casa del migrante è purtroppo chiusa anche se migranti continuano a transitare. Il flusso non si è fermato per niente.
  • La clinica è temporaneamente chiusa, per decisione del governo. Resta aperta solo la farmacia della clinica.
  • Il progetto di costruzione case è stato fermato, non essendo possibile costruire in questo momento; tuttavia, prima del blocco erano state ultimate già 12 case.

“Economicamente è dura anche per noi – ammette il missionario –. Sono sei settimane che non abbiamo entrate dalla questua e dalle offerte per la Messa. Per fortuna negli anni passati siamo riusciti a risparmiare qualcosina, proprio per una situazione del genere”.

Le risorse rimaste i salesiani le impiegheranno primariamente per pagare i lavoratori attivi nella parrocchia. “Mi sembra giusto e doveroso cercare di assicurare a questa gente che lavora per noi una certa stabilità. Il governo ha dato l’opportunità di chiudere i contratti, ma non può essere il nostro stile. Vedremo fin quando potremo...” aggiunge don de Nardi. Che infine conclude: “Poi il Signore sicuramente provvederà. Non ci ha mai abbandonato e non credo lo farà proprio in questo momento”.

Ulteriori informazioni su: missionepeten.altervista.org 

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