India – "Don Bosco Solidarity COVID 19": a sostegno di oltre un milione di vite a rischio

20 Maggio 2020

(ANS – New Delhi) – L’India ha concluso domenica scorsa la terza fase di lockdown e la gente è stanca. Ma è stanca in maniere diverse, a seconda della situazione individuale: e la situazione peggiore è quella dei poveri e dei migranti interni, per cui continua ad essere una questione di sopravvivenza. Se non hanno lavoro non hanno reddito e quindi non c’è cibo. La loro unica e immediata preoccupazione è tornare a casa per avere almeno un senso di sicurezza emotiva. Lì, sperano, almeno non saranno trattati come bestie solo perché provengono da un diverso Stato.

Dal 25 marzo al 14 aprile 2020, quando la Nazione è stata gettata senza preavviso nel caos della prima fase del lockdown, sono state le organizzazioni non governative come il “Don Bosco Network” a lanciarsi in soccorso dei poveri e dei migranti interni rimasti bloccati in tutto il Paese. Queste ONG in tutto il Paese, hanno nutrito i poveri, gli hanno dato un rifugio, rassicurazioni e un’educazione preventiva.

Il giornale India Today ha riferito la risposta data dal Governo centrale alla Corte Suprema il 6 aprile, in merito alle persone sfamate in tutto il Paese durante la prima fase del blocco. In totale è stato fornito un aiuto alimentare ad oltre 84 milioni di persone (54 da organi statali, 30 dalle ONG). E i dati presentati indicano anche che in 13 Stati e Territori della Nazioni, le ONG hanno superato i governi statali nel fornire aiuti umanitari sotto forma di pasti gratuiti.

Con la sua vastissima e articolata rete, composta da 354 ONG salesiane sparse in tutti gli Stati dell’India, il “Don Bosco Network” fino a metà maggio aveva dato da mangiare ad oltre un milione di persone (1.082.446 individui), attraverso cibi già cucinati e 145.822 kit alimentari.

I membri e volontari delle ONG salesiane hanno prodotto e distribuito 410.375 mascherine a persone che altrimenti non se le sarebbero potute permettere. Questo vasto movimento di persone che s’ispira a Don Bosco, grazie alla vasta esperienza sul campo maturata nel corso dei decenni, sapeva sin dall’inizio chi sarebbe stato più colpito e si è potuto muovere con rapidità ed efficacia.

Il soccorso realizzato nell’ambito del coordinamento “Don Bosco Solidariety COVID 19” è andato incontro a tutti i segmenti più vulnerabili: ha incontrato le comunità transgender lungo le autostrade di Telangana e Kalaburagi, ha rintracciato i tassisti e i portatori di risciò a Chennai e Delhi, ha identificato i migranti in Kerala, a Gurugram e altrove, nelle loro case di fortuna; i rifugiati e le persone che vivono nelle baraccopoli e nelle strade, fornendo cibo e sensibilizzazione su COVID 19; si è poi rivolto a coloro che erano soli e impauriti, gli anziani vulnerabili, i bambini, aiutandoli con i loro bisogni specifici.

“Don Bosco Solidarity COVID 19” ha fornito rifugi e trasporti, dove possibile, alle persone rimaste bloccate, insieme ad assistenza medica, servizi sanitari e psicologici ovunque fosse necessario. La rete ha sostenuto l’infrastruttura governativa con fondi e ha fornito maschere protettive agli operatori sanitari, alla polizia e al personale governativo in genere. Le ONG salesiane hanno collaborato brillantemente con l’amministrazione locale in molti luoghi per coordinare il lavoro di soccorso per conseguire il massimo beneficio.

L’enorme mole di soccorso offerto dalle ONG negli ultimi mesi non è sostenibile senza risorse. Mentre l’incertezza economica offusca l’orizzonte del mondo e scompaiono i posti di lavoro, le ONG come il Don Bosco Network devono anche trovare modi diversi per aiutare le persone già vulnerabili a far fronte a queste sfide.

BOSCONET, Don Bosco Network-South Asia

InfoANS

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