Perù – “Padre mio, la gente muore: manca l’ossigeno, manca il cibo...”. I salesiani nelle discariche aiutano i dimenticati

17 Giugno 2020

(ANS – Piura) – Il volto peggiore della povertà lo vedi in chi vive in mezzo alle discariche. Molte famiglie vivono lì, tra i rifiuti, o meglio sopravvivono, raccogliendo plastica e cartone tra l’immondizia. Ai tempi della quarantena e di Covid-19, sono stati i più dimenticati, ma non dai salesiani di Piura. Infatti, don Angel Carbajal e don Pedro Da Silva sono andati da loro per prendersene cura.

Piura è una città costiera situata nel nord del Perù. I salesiani lavorano dal 1906 in due significative presenze e in una grande parrocchia che incoraggia la devozione a Maria Ausiliatrice.

Durante questo periodo di pandemia le scuole sono state chiuse, ma i salesiani hanno continuato a pensare ai più poveri e hanno fatto la scelta di servire senza sosta, pure in un tempo di paura e d’incertezza.

Piura è la seconda città, dopo la capitale Lima, per numero di contagiati e di vittime di Covid-19. Il fatto è che, oltre alla dimenticanza dello Stato in quasi tutte le province lontane da Lima, la stessa cultura locale ha le sue regole di convivenza e metterle in quarantena è stata quasi una battaglia persa. Gli ospedali di questa città sono arrivati al collasso già da un mese, con conseguenze fatali e la mancanza di cure per chi ne ha bisogno.

“Padre mio, la gente muore: manca l’ossigeno, manca il cibo...”. Questa è la frase che ricordano i salesiani che hanno visitato e portato aiuto alle persone che vivono nelle discariche. Molte persone si avvicinano alle porte della Scuola Salesiana “Don Bosco” di Piura per chiedere qualcosa da mangiare, chiedere aiuto. La risposta dei salesiani non si è fatta attendere. Guidati da don Carbajal, Direttore, e con don Da Silva, Animatore Pastorale, hanno attivato il pulsante di emergenza e hanno invitato lavoratori, genitori, exallievi, amici e fornitori: “Dobbiamo fare qualcosa per i poveri”.

L’operazione di aiuto è iniziata negli oratori, con le famiglie delle centinaia di bambini che hanno sopportato, oltre al caldo della città, il confinamento e la quarantena. Ma c’era un posto dove nessuno andava, per paura, per precauzione, per rifiuto. Ma i salesiani sono andati ad aiutare i più poveri e i più dimenticati anche lì, nella discarica di Castiglia, alla periferia della città.

Quando a don Carbajal è stato chiesto perché prendersi questo rischio, perché andare lì, perché non mandare altri, la sua risposta ha toccato il cuore: “Ho fatto la stessa cosa che avrebbe fatto Don Bosco. È la carità pastorale in tutto il suo splendore, è l’impulso apostolico che ci spinge ad andare verso chi ha bisogno di noi. Così rispondeva il Santo dei Giovani, nel 1869, a chi gli chiedeva: ‘Qual è lo spirito che deve animare il nostro corpo?’. ‘Miei cari, è la carità!’”.

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