Italia – Torna alla luce il film su Don Bosco del 1935

01 Dicembre 2021

(ANS – Torino) – Nell’ambito del 39° Torino Film Festival, il Centro Sperimentale di Cinematografia – Archivio Nazionale Cinema Impresa e la Sede Centrale Salesiana presentano il lavoro di restauro digitale del lungometraggio “Don Bosco”, diretto nel 1935 da Goffredo Alessandrini e prodotto da Riccardo Gualino per la nascente “Lux Film”. Il film religioso racconta la vita del santo piemontese, dall’infanzia nelle campagne del Monferrato, alla giovinezza in seminario, dall’attività educativa e sociale compiuta a Torino con i ragazzi degli strati sociali più umili, fino alla fondazione dell’Opera Salesiana e alla canonizzazione.

Nell’epoca dei film in digitale, il restauro delle vecchie pellicole resta l’ultima occasione per maneggiare quelle lunghe strisce di celluloide che hanno fatto sognare generazioni di spettatori. È un lavoro super-specialistico, che solo le cineteche e gli archivi sono in grado di fare. Il Torino Film Festival ci ha costruito intorno una sezione, “Back to Life”, che quest’anno presenta cinque gemme d’altri tempi riportate a nuova vita. La più antica è “Don Bosco”, girato nel 1935 da un Goffredo Alessandrini poco più che trentenne. Il film fu girato tra Torino, Chieri, il Monferrato e gli Studi della Fert-Microtecnica. Per realizzarlo furono impressionati 40.000 metri di pellicola, 2.500 dei quali furono montati. Il costo del film fu di oltre 2 milioni di lire dell’epoca.

L’opera rappresenta un classico esempio di genere agiografico, ma arricchita da un linguaggio ricercato e soluzioni sapienti. Come nelle riprese dal basso del piccolo Giovannino, che ne sottolineano già la sua unicità; o delle ombre che raccontano la formazione del sacerdote; senza dimenticare l’ampio respiro di alcune scene. Di particolare interesse, poi, sono le riprese esterne: le inquadrature della campagna e del lavoro dei campi che fanno da sfondo alle giornate del giovane Giovannino rappresentano oggi una preziosa fonte etnografica del territorio.

Nella prima versione del Don Bosco uscita nell’aprile del 1935, ad un anno dalla canonizzazione del Santo dei Giovani, il regista, Goffredo Alessandrini, inserì nel film un episodio inventato della vita del santo. Questa libertà creativa suscitò proteste e malumori al punto che la scena in questione venne rifatta rendendo l’azione più realistica. Alla seconda versione, uscita in sala nel settembre successivo, ne fece seguito una terza, che definì la vulgata del film e darà il via ad una proliferazione di varianti in Italia e all’estero. Dopo una lunga ricerca si è deciso di ricostruire la seconda versione.

Parlando del film, racconterà tempo dopo il regista: “Nel film c’è un solo attore professionista, gli altri erano presi dalla strada, come si dice. Ma i preti erano Salesiani autentici, che si prestarono tutti quanti. Mi ero interessato così tanto anche ai luoghi dove si girava. Mi ricordo certi conventi come quello di Chieri. E ho in mente che quell’inverno Torino era una città bianca di neve, ma con il sole e il cielo azzurro”.

“Le parti davvero belle sono proprio le scene di natura”, conferma infatti Sergio Toffetti, dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa. “Sono girate in un bianco e nero molto suggestivo, contrastato, quasi macchiaiolo. Giovanni Bosco è impersonato da Gianpaolo Rosmino, attore di contorno in molti film muti, come ‘Ma l’amor mio non muore’. Il regista Alessandrini fino a quel momento aveva girato solo due commedie, mentre in seguito avrebbe diretto film molto belli come ‘Luciano Serra pilota’, ‘Giarabub’, ‘Noi vivi’. Oggi è un regista un po’ dimenticato, e proprio per questo la proiezione del suo ‘Don Bosco’ è un’ottima occasione per rivalutarlo e conoscerne la storia cinematografica”.

Gli interventi di ricostruzione, digitalizzazione e ripulitura dell’immagine sono stati realizzati per l’Archivio nazionale del cinema d’impresa da Ilaria Magni, Diego Pozzato e la responsabile Elena Testa. Per il restauro si è partiti dal negativo conservato nel Fondo Salesiani depositato da Direzione Generale Opere Don Bosco nel 2016 a Ivrea. Questa copia si è rivelata completa per quanto riguarda la seconda parte, ma lacunosa per la prima, che è stata ricostruita grazie a una copia positiva della Cineteca di Bologna, una copia positiva del Museo Nazionale del Cinema e due copie in 16mm conservate a Ivrea. Per il secondo tempo, invece, è stato usato quasi interamente il negativo originale del fondo salesiano conservato a Ivrea, eccetto che per la scena della “Generala”, ricostruita con le copie positive e sul cui lavoro è stato fondamentale utilizzare come riferimento sonoro una copia conservata al “George Eastman Museum” di Rochester, negli Stati Uniti, il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia e uno dei più antichi archivi cinematografici a livello globale.

La pellicola fa parte del fondo filmico della Congregazione Salesiana depositato nel 2016 presso il CSC-Archivio nazionale cinema impresa, costituito da circa 500 film che offrono una preziosa documentazione della presenza dei salesiani in molti paesi del mondo. Questa collaborazione ha già portato all’identificazione e al recupero di titoli poco o per nulla conosciuti come “I 26 martiri del Giappone”, film diretto nel 1931 da Tomiyasu Ikeda, sulla persecuzione e il martirio dei cristiani in epoca Tokugawa; e “I conquistatori d’anime” diretto da Renzo Chiosso, Felice Minotti.

Domani, giovedì 2 dicembre, alle 17:00 (UTC+1), presso il “Cinema Massimo 3” avrà luogo la proiezione ufficiale. Seguiranno altre repliche venerdì 3 dicembre, alle 11:45, sempre al Cinema Massimo 3; e domenica 5 dicembre, unica proiezione al di fuori del festival, alle 16, presso il Cinema Monterosa.

Fonti: Salesiani Piemonte, Famiglia Cristiana, Corriere della Sera

InfoANS

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