Italia – La Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino: “Una casa dove tutti si sentono accolti”

01 Febbraio 2022
Foto: Mihai Bursuc

(ANS – Torino) – “A Don Bosco, che mi ha voluto qui, chiedo ogni giorno: ‘Che cosa devo fare per continuare a rendere bella e accogliente la casa di Maria Ausiliatrice da te costruita con tante fatiche?’”. È una delle preoccupazioni di don Michele Viviano, siciliano nato a San Cataldo (Caltanissetta) nel 1962 e prete dal 1991: è stato nominato Rettore della Basilica di Valdocco dal 1° settembre 2021 al 31 agosto 2024 e ha celebrato ieri la sua prima festa di Don Bosco nella Casa Madre dei salesiani, a cui tutta la Famiglia Salesiana sparsa in oltre 134 Paesi del mondo, guarda come punto di riferimento carismatico.

“Ogni Figlio di Don Bosco sogna di stare un giorno, un periodo, nei luoghi dove è nata la nostra Congregazione: così è stato per me fino adesso. Un sogno diventato realtà”, prosegue don Viviano al termine delle Messe presiedute ieri in Basilica dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. “È la prima volta che vivo la festa di Don Bosco accanto a lui in Basilica, qui in questi luoghi dove ha cominciato ad accogliere i ragazzi e con alcuni a fondare la Congregazione dei salesiani nel 1854. E il ricordo va al nostro patrono san Francesco di Sales, di cui abbiamo iniziato la scorsa settimana le celebrazioni del 400° dalla morte con l’inaugurazione di una mostra qui a Valdocco, al ‘Museo Casa don Bosco’. Un santo da riscoprire perché Don Bosco ce lo diede come modello: quasi a dirci ‘siate come lui, vi chiamate come lui’: ecco la sua grande umiltà”.

Don Viviano, docente all’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina, è giunto a Torino dopo numerosi incarichi a Roma e in Sicilia. Una nomina, Rettore della Basilica più importante della Congregazione, che davvero non si aspettava: “Mi sento molto privilegiato e vivo questo mandato come un regalo di Don Bosco per il mio 30° anno di ordinazione. Nel 2016, nel mio 25° di sacerdozio, mi giunse un’obbedienza a cui non mi sentivo per nulla preparato: alla mia vita abbastanza tranquilla di docente mi si chiedeva di aggiungere la direzione di un centro di accoglienza per migranti che arrivavano dal porto di Catania. Era il periodo in cui Papa Francesco ci invitava ad aprire le case e gli istituti religiosi per ospitare chi rischiava la vita attraversando il mar Mediterraneo. Accolsi quell’obbedienza come un regalo di Dio per il mio 25°. Ora, dopo 5 anni, con mia grande sorpresa e senza esser stato mai parroco, il Rettor Maggiore mi ha chiesto l’obbedienza di venire a Maria Ausiliatrice e dove si venerano le spoglie mortali del nostro santo: come non accoglierla come un dono di Dio, come una chiamata di Don Bosco?”

“Certo – prosegue – è una grande responsabilità, ma ciò che mi conforta e incoraggia è che non sono solo: ho una comunità che mi sostiene, confratelli che mi aiutano e collaborano. Sono il Rettore, ma ancor prima che a me, la Basilica è affidata alla mia comunità”.

Chiediamo a don Michele quale segno siano i santuari come quello di Maria Ausiliatrice in questo tempo infragilito dalla pandemia. “Innanzitutto, come ha detto l’arcivescovo nell’omelia, per i ragazzi e le ragazze che entrano in questa chiesa e in questi cortili, l’esempio di Don Bosco e la sua azione educativa è un forte appello a stimare i giovani capaci di grandi cose e a spronarli a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. E poi la nostra Basilica, come i santuari mariani sparsi per l’Italia, deve offrire, insieme alla Celebrazione Eucaristica e a quella della Riconciliazione sempre ben curate, iniziative formative e culturali. Ma soprattutto, come diceva Don Bosco della Basilica di Maria Ausiliatrice, deve essere ‘casa’ dove tutti si sentono accolti”.

Marina Lomunno

Fonte: Avvenire

InfoANS

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