RMG – L’icona di Sant’Artemide Zatti, SDB

11 Ottobre 2022

(ANS – Roma) – A motivo della cerimonia di canonizzazione di Artemide Zatti, Papa Francesco e il Rettor Maggiore sono stati omaggiati con un’icona del nuovo santo, scritta a mano da Lara Sacco, iconografa professionista. Papa Francesco l’ha ricevuta dal Rettor Maggiore a margine dell’udienza concessa sabato 8 ottobre, mentre a Don Ángel Fernández Artime è stata consegnata domenica 9 come omaggio della Congregazione Salesiana. Ecco, nel dettaglio, i molteplici significati dell’icona.

Il volto di Zatti è rappresentato come giovane uomo, eppure la santità è una qualità che ha attraversato tutta la sua vita. Egli ha vissuto in modo pieno ogni tappa evolutiva: la sua fanciullezza e adolescenza in Italia, la giovinezza, la maturità e l’anzianità in Argentina. La maturità in Cristo è raggiunta nella malattia terminale che lo rende, come dice lui, “un limone spremuto”. In questa scena finale della sua vita, come donazione totale, si ricapitola ogni attimo vissuto in Gesù, con Gesù e per Gesù, amato e incontrato in ogni ammalato. L’aureola dorata manifesta la pienezza di vita nel Paradiso, dove sperimenta la pienezza di vita e continua ad intercedere per tutti.

Il camice bianco è l’abito del suo lavoro quotidiano fatto di professionalità, competenza, impegno, passione, abnegazione verso le persone malate. La cura non è rivolta solo al corpo ma anche all’anima e tocca tutto l’uomo.

Il Vangelo di Gesù che ha in mano è la via, la verità e la vita che Artemide ha creduto, promesso di vivere e realizzato nel suo essere buon samaritano di tanti fratelli e sorelle che ha incontrato nella sua strada. La buona novella è diventata carne attraverso la fiducia illimitata nella Provvidenza di Dio.

Il Rosario è stata la preghiera semplice, profonda e filiale verso Maria che ha sperimentato come madre Ausiliatrice. Gli ha permesso di affidarsi nei momenti difficili, di gioire per le meraviglie operate dal Signore nella vita delle persone, di contemplare la passione di Gesù e di accoglierla nelle sofferenze dei suoi figli, di rallegrarsi per la forza della Risurrezione che attraversa e guida la storia verso il giorno di Cristo Signore.

La bicicletta è il mezzo che utilizzava per spostarsi dalla comunità all’ospedale, per andare a trovare i malati nelle loro case e soccorrerli. Nello stesso tempo è il segno della sua sollecitudine, dell’andare in fretta lì dove c’era bisogno per manifestare la passione per le anime. Sulla destra dell’immagine compare il motto scelto da Don Bosco per la Società Salesiana: la passione per le anime attraverso la rinuncia a tutto, a cominciare da se stessi.

Sopra il motto, a distanza, compaiono un medico e due suore: i collaboratori nell’ambito sanitario, una vera e propria comunità educativa. Il bene non si compie mai da soli, è sempre ecclesiale, sinodale, comunitario, fatto insieme. Consacrati e laici sono gli stati di vita del cristiano che, insieme al sacerdozio ministeriale, compongono il bel mosaico della Chiesa.

L’ospedale di San Josè sullo sfondo è il luogo nel quale i salesiani hanno incarnato il volto accogliente della Chiesa, un ospedale da campo nel vero senso della parola, fino a diventare mobile e a spostarsi in un altro luogo. È stato davvero il campo nel quale Zatti ha seminato gioia, ha curato malattie del corpo e dello spirito, ha espresso il servizio della carità verso i più bisognosi.

Sulla sinistra, infine, è presente un ragazzo con un’evidente fasciatura: i giovani sono l’alveo della missione salesiana, la malattia è l’ambito specifico in cui Zatti ha espresso il suo essere salesiano coadiutore, un consacrato per i giovani, soprattutto i più poveri.

InfoANS

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