RMG – La devozione di Don Bosco al Sacro Cuore di Gesù: “Il Cuore di Gesù e la mansuetudine”

23 Giugno 2025

(ANS – Roma) – È la mansuetudine la settima peculiarità individuata come propria del Cuore di Gesù nella rubrica ad esso dedicata dal Bollettino Salesiano nel 1886. Nel numero di agosto don Giovanni Bonetti approfondisce proprio tale aspetto e lo ripropone come caratteristica da perseguire a tutti coloro che, seguendo integralmente Don Bosco, intendono sviluppare una profonda devozione al Sacro Cuore di Gesù.

Il testo si apre con una rievocazione suggestiva del monte delle Beatitudini, dove Gesù proclamò un nuovo statuto sociale, profondamente diverso da quelli degli uomini. Mentre le rivoluzioni moderne, come quella americana e quella francese, esaltavano i diritti dell’uomo, Gesù iniziò la sua legge con l’annuncio dei doveri e della pratica delle virtù. E lo fece con semplicità e amore, scegliendo la solitudine della campagna come luogo della sua proclamazione e un linguaggio chiaro, accessibile a tutti. Il suo insegnamento, inoltre, fu preceduto dalle guarigioni dei malati, quasi a dimostrare che l’opera precede la parola.

In questo contesto emerge il tema centrale della mansuetudine, posta da Gesù subito dopo la povertà di spirito nelle Beatitudini: “Beati i mansueti, perché possederanno la terra”. Questa virtù non è segno di debolezza, come vorrebbe far credere l’orgoglio umano, ma segno di padronanza di sé e di forza interiore: “Governare e vincere se stesso è l’atto più nobile e più grande di fortezza” è affermato con nettezza.

Il mansueto domina l’ira, anche quando essa nasce da torti veri o da passioni legittime, e la regola con sapienza. In tal modo, egli risolve simbolicamente l’enigma biblico secondo cui “dal forte è uscito il dolce”, come il miele trovato nella bocca del leone da Sansone.

La mansuetudine eleva l’uomo, lo rende signore di sé stesso, conquista i cuori più induriti e prepara l’avvento del regno della carità. A questa promessa evangelica si collega la doppia eredità riservata ai mansueti: la terra della vita futura, cioè il Cielo, e anche la terra presente, in quanto collaboratori dell’opera redentrice di Cristo. Gesù vuole che già su questa terra si prefiguri il suo regno di pace e amore, e per questo, insieme all’umiltà, ha più volte raccomandato la mansuetudine come via essenziale per la santità.

La vita di Gesù, sottolinea l’autore, è stata tutta un esempio di mitezza. Di fronte agli insulti, Egli rispondeva con silenzio o con parole pacate; correggeva con dolcezza i discepoli troppo zelanti, come Giacomo e Giovanni; chiamava “amico” Giuda nel momento del tradimento… Solo contro i farisei ipocriti e i profanatori del tempio Gesù assunse toni severi, a dimostrazione che la mansuetudine non è passività, ma giustizia governata dalla carità.

L’autore invita infine a unire alla devozione verso il Cuore di Gesù l’imitazione delle sue virtù fondamentali: l’umiltà e la mansuetudine. Richiama come esempio san Francesco di Sales, che con queste virtù conquistò anime e contribuì alla diffusione del regno di Cristo.

Ma l’appello si fa più urgente e profetico: il XIX secolo è accusato di essere “senza cuore”. Per questo, con il consueto pragmatismo salesiano, per restituire all’umanità un cuore, egli ribadisce la necessità di promuovere la consacrazione del tempio al Cuore umile e mansueto di Gesù.

Il testo completo dell’articolo scritto per il Bollettino Salesiano del 1886 è disponibile nella versione originale dell’italiano dell’epoca, a fondo pagina.

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