RMG – Verso la canonizzazione di suor Maria Troncatti, FMA: una religiosa esempio di comunicazione che genera dialogo, ascolto e riconciliazione

16 Ottobre 2025

(ANS – Roma) – Il percorso umano e cristiano di suor Maria Troncatti, Figlia di Maria Ausiliatrice, che sarà canonizzata domenica prossima, 19 ottobre, è segnato da un profondo dono di comunicazione, che ha trasceso le parole e si è fatto gesto, presenza e offerta di vita. La missione di suor Troncatti tra la popolazione Shuar e i coloni in Ecuador, infatti, non si è limitata a mere azioni assistenziali o ad iniziative d’evangelizzazione in senso stretto, ma è stata essenzialmente un lavoro di mediazione, dialogo e costruzione di ponti, in un contesto permeato da tensioni culturali, conflitti e reciproca sfiducia.

La comunicazione come incontro

Fin dal suo primo contatto con i popoli amazzonici, suor Troncatti si è avvicinata a loro imparando ad ascoltare il loro grido. Curando la figlia ferita di un capo Shuar, sotto minaccia di morte in caso di fallimento, non solo ha salvato una vita, ma ha conquistato il rispetto di un’intera comunità. Questo gesto iniziale espresse una forma di comunicazione che nasce dall’ascolto dei bisogni concreti dell’altro e si traduce in un’azione solidale. La sua autorevolezza presso le popolazioni indigene non derivava da un discorso imposto, ma dalla credibilità conquistata con la cura, la compassione e la costanza della sua presenza.

Suor Troncatti capiva che il dialogo non s’impone, ma si costruisce sulla fiducia. Il fatto che gli indigeni la chiamassero Mamacita (Mammina) esprimeva questo riconoscimento: era diventata una figura materna, qualcuno che sempre intercede e sempre si prende cura, indipendentemente dall’etnia, dalla cultura o dalla tradizione. La sua comunicazione era profondamente incarnata, caratterizzata dalla piena coerenza tra parole e azioni.

Un ascolto che pacifica e trasforma

Il punto più alto della sua missione comunicativa si registra proprio negli anni di maggiore tensione tra i coloni e gli Shuar. Quando il clima di ostilità minacciava di esplodere in violenza, suor Troncatti si fece mediatrice, ponendosi letteralmente tra le due parti. La sua celebre richiesta: “Se mi amate davvero, deponete le armi ai miei piedi!” fu il risultato di un ascolto attento alle ferite storiche di ciascun gruppo e di una lettura sensibile del momento. Non fu solo un appello morale, ma un invito a rompere la spirale di violenza per abbracciare la logica della pace.

E quando offrì a Dio la sua stessa vita in sacrificio per la riconciliazione tra le parti, suor Troncatti comunicò in modo radicale che la pace ha un prezzo: la consegna e la rinuncia al proprio interesse a favore del bene comune. La sua testimonianza ha prodotto effetti concreti: armi deposte, cuori disarmati e l’inizio di un processo di riconciliazione che, secondo quanto riferito, è durato per decenni.

Suor Maria Troncatti insegna, dunque, che la vera comunicazione nasce dall’ascolto e da quei gesti che riappacificano i cuori e ricostruiscono le relazioni.

La riconciliazione come frutto della comunicazione evangelica

La capacità di riconciliare gli opposti, propria di suor Troncatti, era radicata in una comunicazione ispirata al Vangelo. Per lei, parlare di Dio significava trasmettere, con la vita, che ogni essere umano ha una dignità unica e che riconoscere il valore dell’altro è il primo passo verso la pace. La sua comunicazione non era neutra: era impegnata, dedita alla giustizia e alla promozione della vita.

Le testimonianze sulla sua vita sottolineano che, più che i discorsi, erano i suoi atteggiamenti a trascinare e ispirare. Riusciva a creare spazi di dialogo perché si poneva come “ponte” - qualcuno che apparteneva equamente a tutti, senza schierarsi, ma assumendo il ruolo di conciliatrice. Nel mediare i conflitti, non cercava semplicemente un accordo, ma una trasformazione interiore delle relazioni, affinché la pace fosse duratura.

Un’eredità comunicativa per oggi

La vita di suor Troncatti rivela che l’aspetto comunicativo della missione non si riduce alla trasmissione di messaggi, ma implica una profonda capacità di ascoltare, comprendere, tradurre e avvicinare mondi diversi. La sua esperienza dimostra che il vero dialogo nasce dall’empatia, dalla presenza e dall’impegno nella vita dell’altro. In tempi di polarizzazione e discorsi di odio, la sua storia illumina le vie verso una comunicazione che non solo informa, ma trasforma.

Con la sua canonizzazione, la prossima santa Maria Troncatti diventa per tutti un modello di comunicatrice evangelica: una donna che costruisce ponti dove ci sono muri, che parla meno con le parole e più con i gesti, e che crede nella forza del dialogo per generare riconciliazione. La sua vita è una sfida a rafforzare la cultura del dialogo e della non violenza, facendo della comunicazione uno strumento di pace, capace di creare nuove possibilità di convivenza fraterna.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito appositamente realizzato per la canonizzazione di suor Maria Troncatti: https://www.mariatroncatti.org 

Suor Márcia Koffermann, FMA

Fonte: Bollettino Salesiano del Brasile

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