Indonesia – “I terroristi vogliono spaventarci, noi dobbiamo rimanere sereni e pregare affinché Dio converta i loro cuori”

15 Maggio 2018

(ANS – Surabaya) – “È traumatico sapere che a colpire è stata una intera famiglia di attentatori: cosa iniettiamo nelle menti dei bambini? Li si educa all’estremismo?”. È questo l’amaro interrogativo che si pongono i vescovi indonesiani dopo i barbari attentati di domenica 13 maggio a Surabaya, espresso dal Segretario esecutivo della Conferenza Episcopale dell’Indonesia, p. Siprianus Hormat.

Ad essere colpite sono state tre chiese nella città di Surabaya, nella parte orientale dell’isola di Giava, poco prima dell’inizio delle messe domenicali. La prima esplosione ha avuto luogo nella chiesa cattolica di Maria Immacolata; la seconda davanti a una chiesa pentecostale e la terza davanti alla chiesa di Cristo (anglicana), a cinque minuti di distanza dal primo attacco. Un nuovo attentato ha colpito un posto di polizia a Surabaya ieri, lunedì 14 maggio: il bilancio complessivo della vittime di due giorni di violenza, come riferiscono le autorità, è di 25 morti (dei quali 13 sono attentatori) e oltre 50 feriti.

Tra le vittime cattoliche, Aloysius Bayu era un giovane battezzato appena sposato, coordinatore del servizio di sicurezza della parrocchia. “È morto per aver bloccato la moto dei due kamikaze, altrimenti l’esplosione avrebbe causato un numero maggiore di vittime” ha spiegato il parroco, p. Alexius Kurdo Irianto.

A causa del pericolo di nuovi attentati, le Chiese hanno chiesto ai loro fedeli di fare attenzione se durante le funzioni vedono persone che normalmente non frequentano quella parrocchia. Inoltre diverse chiese hanno intenzione di dotarsi di videocamere di sicurezza. “I nostri fedeli hanno paura, ma noi pastori li invitiamo costantemente alla calma. I terroristi vogliono spaventarci, ma noi dobbiamo rimanere sereni e pregare affinché Dio converta i loro cuori”, ha affermato monsignor Robertus Rubiyatmoko, arcivescovo di Semarang, la cui provincia ecclesiastica comprende la diocesi di Surabaya.

L’unico dato positivo di questa situazione sono la solidarietà mostrata dalla locale comunità islamica e il miglioramento dei rapporti interreligiosi. “Accanto all’arcivescovado, cristiani, musulmani, induisti e buddisti si sono riuniti per pregare assieme e lo stesso è successo anche a Giacarta”.

Anche Papa Francesco nella giornata di domenica, subito dopo la recita del Regina Coeli, ha espresso il suo dolore per l’accaduto e la solidarietà al popolo indonesiano. “Sono particolarmente vicino al caro popolo dell’Indonesia, in modo speciale alle comunità cristiane della città di Surabaya duramente colpite dal grave attacco contro luoghi di culto – ha manifestato –. Elevo la mia preghiera per tutte le vittime e i loro congiunti. Insieme invochiamo il Dio della pace affinché faccia cessare queste violente azioni, e nel cuore di tutti trovino spazio non sentimenti di odio e violenza, ma di riconciliazione e di fraternità. Preghiamo in silenzio”.

Nella città di Surabaya sono attivi dal 2009 anche i Salesiani, i quali animano una presenza che consta di parrocchia, scuola parrocchiale e oratorio.

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