Ghana – “Se avremo di che vivere qui, nessuno vorrà più partire”

08 Agosto 2018

(ANS – Sunyani) – “Partire deve essere una scelta, non l’unica strada”. È la convinzione che anima i Salesiani e l’ONG “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (VIS) nel loro servizio ai giovani dei Paesi in via di sviluppo. In Ghana, ad esempio, grazie a corsi di formazione in agricoltura eco-sostenibile offrono a numerosi giovani la possibilità di imparare un lavoro, creano occupazione, contrastando in tal modo il fenomeno della tratta di esseri umani.

di Mirko Bellis

“Sono migrato la prima volta alla fine del 2013. Partiti in macchina da Accra, siamo arrivati a Agadez, in Niger. Da lì abbiamo raggiunto Saba in Libia, dove mi hanno sequestrato per un mese, per essere liberato solo quando la mia famiglia ha pagato il riscatto. Ho così proseguito il viaggio fino a Tripoli”. È la cruda testimonianza di Ofori Gyase Hendrus, un ghanese di 33 anni. Le sue speranze in un futuro migliore si sono infrante contro la dura realtà di oppressione e miseria che accompagna il viaggio dei migranti africani.

Ofori ha passato quattro anni in Libia prima di tornare in patria per problemi di salute. Ci sono voluti sei mesi di ospedale per guarire, ma adesso ha trovato una nuova opportunità nel suo Paese: il corso di formazione in agricoltura eco-sostenibile organizzato dai Salesiani e dal VIS a Sunyani, una città della regione di Brong-Ahafo.

“Chi non riesce ad arrivare in Italia, in Europa, è una persona che sente di aver fallito davanti alla propria comunità”, sottolinea Gianpaolo Gullotta, Cooperante del VIS.

“Per noi giovani in Ghana la causa principale dell’emigrazione irregolare è la mancanza di un’occupazione” afferma il trentenne Badu Christiana. “Ho pensato di migrare anch'io. Lo facciamo perché siamo alla ricerca di una vita migliore. Tuttavia, una volta imparato un mestiere che ci permetta di vivere dignitosamente, il desiderio di partire svanisce”.

Nelle serre didattiche (green house), utilizzate come laboratorio di formazione pratica, i giovani apprendono le fasi di coltivazione dell’agricoltura biodinamica. “Voglio diventare agricoltore. Mi farò prestare dei soldi dalla mia famiglia mettendoli insieme ai miei pochi risparmi” sostiene Emmanuel Kwame Osei, un corsista di 31 anni.

“Guadagnare dei soldi qui – gli fa eco Badu – è il modo migliore per impedire l’immigrazione irregolare”.

Secondo la Banca Mondiale il Ghana registra una delle economie africane più brillanti, una crescita trainata soprattutto dal settore petrolifero e dall’oro, di cui il Paese detiene ingenti riserve. Profitti, però, non goduti dalla popolazione: gli ultimi dati delle Nazioni Unite, relativi all’Indice di sviluppo umano, mostrano come il 25% dei ghanesi viva ancora sotto la soglia di povertà. Quasi la metà dei lavoratori guadagna poco più di 3 dollari al giorno. Ecco perché, nonostante il pericolo di morire nel deserto del Sahara, di annegare nel Mediterraneo, o di essere venduti come schiavi in Libia, un quarto dei giovani tra 18 e 35 anni ha comunque intenzione di migrare. Il dato più interessate, e allo stesso tempo preoccupante per il futuro del continente africano è che a voler partire sono i più istruiti. Solo per quanto riguarda il Ghana il 23% ha un’istruzione superiore.

Infine, rilevante è come la meta preferita per quasi la metà di loro non sia costituita dall’Europa o dagli Stati Uniti, bensì le altre nazioni africane.

Per cercare di contrastare il traffico di esseri umani e combattere la migrazione irregolare, i Salesiani e il VIS hanno lanciato nel 2015 la campagna “Stop Tratta – Qui si tratta di esseri umani”: una serie di progetti, come i corsi di formazione in agricoltura sostenibile in Ghana, che rendano i Paesi d’origine luoghi in cui sia possibile e auspicabile rimanere per lavorare.

Fonte: Fanpage

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