Venezuela – La sfida per Pedro

10 Agosto 2018

(ANS – Caracas) – La Dolorita è il quartiere di Caracas tristemente famoso per la delinquenza che ogni giorno fa registrare episodi di rapine, violenze, rapimenti. Ma, dove le condizioni sociali soffocano lo sviluppo, alcuni ragazzi incontrano amicizie e ambienti che possono contribuire alla loro maturazione. È il caso di Pedro (nome fittizio), nato nel 1992, e “cresciuto nel seno di una grande e affiatata famiglia, piena di gioia e di presenza di Dio”, come racconta lui stesso.

La Dolorita originariamente era una piantagione di caffè. Negli Anni Cinquanta del secolo scorso migliaia di Spagnoli fuggirono dal loro Paese (vittime della guerra civile e della povertà cronica) diretti verso il “nuovo mondo”. Capifamiglia disperati, che avevano patito i pesanti disagi della traversata su piccole navi (5.000 pesetas a persona il prezzo da pagare), in balia delle tempeste, con scarsità di cibo ed acqua. Il percorso prevedeva una navigazione vicina alle coste africane fino alle isole di Capoverde; da lì il grande salto, affidandosi agli alisei, gli stessi venti che avevano spinto Cristoforo Colombo 450 anni prima a scoprire “le Indie” per gli Europei.

Circa 12.000 i superstiti approdati fra il 1948 e il 1952 sulle coste venezuelane, la gran parte a La Guaira, il porto più importante del Paese, a 20 chilometri da Caracas. Il governo del tempo costruì per questi immigrati alcune casermette nell’area di La Dolorita, diventata così la terra promessa per una sessantina di loro; trovarono là di che guadagnare e il modo di inserirsi nella società venezuelana.

La dittatura di Marcos Pérez Jiménez impose ai proprietari di destinare la piantagione a una fabbrica di laterizi e poi cedere il terreno alla Società dell’energia elettrica. Il successivo sviluppo dell’area fu convulso: all’inizio con problemi di insediamenti abusivi e di sgomberi forzati, poi anche con la nascita di un piccolo ospedale, delle scuole primarie, del mercato e degli impianti per lo sport.

La Parrocchia, sorta negli anni Ottanta, è intitolata all’Addolorata poiché la tradizione ricorda la visione della Virgen de Los Dolores nelle acque del fiume Guaire.

“Da bambino partecipavo con la mamma alle processioni ed alle attività religiose nel mio quartiere” ricorda con affetto Pedro. A suscitare la chiamata religiosa, dopo la prima comunione a 10 anni e la confermazione a 16, è l’incontro con un gruppo giovanile che sta festeggiando il Natale lungo la strada. Lo gestisce Wilfredo Rodriguez, che invita Pedro a partecipare alle Missioni della Settimana Santa. “Provvidenziale! Iniziai a sentire la vocazione di stare con il Signore e seguirlo più da vicino”.

I Salesiani accompagnano Pedro nella ricerca di fede. Il discernimento vocazionale passa per la scuola agricola di Barinas dove, grazie ad una seconda figura chiave, Roberth Gómez, vive un’intensa condivisione del carisma di Don Bosco. “Ho approfondito la dimensione missionaria dell’ascendente salesiano con l’opzione fondamentale per i giovani più poveri”.

Il percorso di Pedro si snoda attraverso il prenoviziato all’istituto Filippo Rinaldi, poi nella comunità di San Fernando de Atabapo nell’Amazzonia venezuelana, dove don Darwin Vásquez è il terzo maestro.

Al noviziato al Sacro Cuore di Gesù conosce e approfondisce le Costituzioni salesiane. “Mi sento privilegiato e grato a Dio per la grande misericordia e per l’amore che ha avuto in ogni momento della vita” conferma Pedro, e confida: “Oltre le mie paure e le mie insicurezze, voglio continuare a rispondere ‘sì’ al progetto d'amore che Dio ha per me”.

Un progetto che porterà Pedro, dopo il postnoviziato a Los Teques, ad occuparsi delle nuove generazioni della Dolorita. La sua testimonianza umana e spirituale sarà importante per aiutare i giovani a vivere in un luogo ove la violenza sembra aver preso il sopravvento, coniugandosi pericolosamente con il degrado ambientale.

A “sovraintendere” alla missione di Pedro ci sarà Maria Ausiliatrice, Addolorata ma pronta alla speranza.

Per ulteriori informazioni visitare il sito: www.missionidonbosco.org 

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