Bolivia – Essere padre per i giovani più bisognosi: una missione ereditata da Don Bosco

08 Ottobre 2018

(ANS – Santa Cruz de la Sierra) – Santa Cruz de la Sierra, la più popolosa città della Bolivia, si trova nella parte orientale del Paese, è caratterizza dal tipico clima caldo sub-tropicale e attira ogni anno moltissime persone che lasciano la dura vita degli altipiani rurali in cerca di una nuova vita. In tutta la regione di Santa Cruz sono fiorite negli anni diverse opere salesiane, dove i Figli spirituali di Don Bosco e tante persone di buona volontà si adoperano per accompagnare, con fare paterno, i bambini e i ragazzi in difficoltà.

A Montero, una cittadina a 40 chilometri da Santa Cruz, hanno sede una grande scuola agricola, “La Muyurina” e una bella parrocchia “La floresta”. A San Carlos e a Sagrado Corazón, i Salesiani animano pastoralmente un vasto territorio con decine e decine di comunità sparse nella vasta area agricola di quel territorio. A Yapacani dirigono un convitto scolastico che ospita circa 50 ragazzi provenienti da zone lontane e con gravi difficoltà di collegamenti a causa dei fiumi che nel periodo delle piogge s’ingrossano improvvisamente impedendo il passaggio da una sponda all’altra anche per lunghi periodi.

La particolarità del convitto di Yapacani è che a gestirlo non sono direttamente i salesiani, ma un gruppo di cinque volontari colombiani. Il più grande di questi ha 43 anni, poi viene uno di 33 anni e gli altri sono davvero molto giovani: 19 e 20 anni! Sono un piccolo gruppo di volontari missionari fondato da un sacerdote colombiano che si è ispirato a Don Bosco. Il loro è un servizio di volontariato che sta maturando verso una vocazione di speciale consacrazione religiosa. Hanno accettato di vivere ed animare questo convitto che si trova in condizioni davvero precarie dal punto di vista logistico.

I servizi igienici sono in condizioni pietose. Non hanno un luogo protetto dalla pioggia dove lavare la biancheria e stenderla ad asciugare. L’unica grande sala durante il giorno cambia continuamente la sua funzione: refettorio, sala studio, sala di ricreazione a seconda delle attività che vi si svolgono. Inoltre, necessita di un tetto nuovo, perché quello esistente in paglia è ormai marcito e lascia passare la pioggia.

A Santa Cruz ha luogo anche l’“Hogar Don Bosco”, fondato e ancora diretto da don Ottavio Sabbadin, SDB. Si tratta di una vera e propria cittadella della gioventù povera, con una pluralità di servizi per gli orfani, i ragazzi di strada, i portatori di handicap. La città di Santa Cruz attrae popolazione dalla campagna e dalle montagne boliviane, dov’è la vita è sempre più dura. Non che arrivando in periferia di questa grande città le condizioni di vita migliorino, anzi. Le famiglie facilmente si disgregano e a patirne le conseguenze sono come sempre i più piccoli.

Giovani Bosco, orfano di padre dall’età di due anni, quando diventa sacerdote si dedica proprio ai ragazzi di periferia che non hanno più una famiglia. Lui, che ha sperimentato l’assenza di un padre, diventa padre per tanti altri ragazzi e giovani soli ed abbandonati che vivono di stenti nella periferia torinese di metà ‘800.

Don Sabbadin ha rivissuto e messo in pratica proprio la prima esperienza pastorale di Don Bosco: essere padre di tantissimi ragazzini, bambine, giovani che non un padre e una madre non ce l’hanno più. La missione dei salesiani lì è semplicemente offrire una casa e un clima di famiglia dove ognuno viene accolto così com’è, con tutte le sue povertà e miserie, e viene aiutato a crescere, a riscattarsi dalla condizione nella quale si trova, non per causa sua.

Quando don Sabbadin, ormai prossimo agli ottant’anni, entra in una di queste case, è bellissimo vedere come i ragazzi gli corrono incontro per abbracciarlo chiamandolo “padre”.

Ulteriori informazioni su: www.missionidonbosco.org 

InfoANS

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