Pensare il futuro. I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 visti dai giovani e raccontati dai giornalisti
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13 Dicembre 2021

Oltre il 50% dei giovani non conosce l'Agenda 2030 e ritiene che l'informazione non ne parli abbastanza. A dirlo, i risultati della duplice ricerca condotta dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale e UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana), per indagare la conoscenza dei giovani rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell'Agenda delle Nazioni Unite e per interrogare il mondo dell'informazione mainstream sullo spazio che ad essa viene dato e sulle modalità con cui vengono affrontati i temi che pone. I risultati dell'indagine e alcuni approfondimenti sono pubblicati nel volume “Pensare il futuro. I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 visti dai giovani e raccontati dai giornalisti”, a cura di Maria Paola Piccini e Paola Springhetti, entrambe docenti dell'Università Pontificia Salesiana.

I giovani e l’Agenda

Tra maggio e giugno 2021 è stato somministrato un questionario online ai giovani di età compresa tra i 18 e i 32 anni: hanno risposto in 451, prevalentemente donne. Si informano prevalentemente sulle reti sociali, i telegiornali e il web, perché li considerano accessibili e aggiornati in tempo reale. E questo nonostante considerino più affidabili la stampa quotidiana e periodica, insieme alle tv all news e ai giornali radio.

Nei giovani, il concetto di “sostenibilità” è connesso prima di tutto con le tematiche ambientali e, in secondo luogo, con quelle di tipo economico per finire, poi, con questioni più spiccatamente sociali, quali l’equità, la giustizia e la lotta alle disuguaglianze. I temi che più li interessano sono quelli che li toccano personalmente: Istruzione di qualità (indicato dal 49,2% di chi ha risposto al questionario), Salute e benessere (36,6%) e Parità di genere (29,4%). Ritengono però che le maggiori preoccupazioni della gente circa gli obiettivi dell’Agenda 2030, si concentrino su Lavoro dignitoso e crescita economica (61,5%), Salute e benessere (52,7%) e, se pure con grande distacco, su Parità di genere (29,1%), Lotta alla povertà (28,4%) e Cambiamento climatico (26,4%).

Sono convinti che responsabili dei problemi che oggi rendono insostenibile lo sviluppo siano prima di tutto il comportamento delle persone (8.97 punti su 10) ma quasi altrettanto la politica (8,89 su 10), seguiti dalle multinazionali (8,71), dalle guerre (8.57), dalla criminalità organizzata e dall’economia (entrambi con l’8,52). Sono disponibili a fare scelte personali di impegno quotidiano, soprattutto praticare correttamente la raccolta differenziata (9,09 su 10), evitare l’uso della plastica (8,89), se possibile muoversi in bicicletta (8,45), mangiare prodotti locali (8,44), utilizzate l’automobile il meno possibile e condividerla (8,39).

Infine, le preoccupazioni per il futuro: la grande maggioranza (92%) si dichiara abbastanza o molto preoccupato per la possibilità di trovare (o mantenere) lavoro in futuro. Inoltre, i giovani sono preoccupati per l’inquinamento ambientale (53,0%); la violenza/delinquenza presente nella società (bullismo, mafia, criminalità, terrorismo…) (43,8%); la crisi economica mondiale (43,2%).

L’informazione e l’Agenda

Alla domanda su quanto, da 1 a 10, i media parlino dei temi dell’Agenda 2030, mediamente i giovani hanno indicato una risposta piuttosto bassa: 4,45. Gli stessi giornalisti, del resto, ritengono che essa meriterebbe più spazio, e soprattutto più approfondimento.

All’interno della ricerca sono stati intervistati 9 direttori, 8 giornalisti e 7 fonti di informazione, per cercare di capire in che modo l’informazione mainstream si occupi dell’Agenda 2030 e dei suoi temi e quali difficoltà incontri. Ne è emerso un panorama articolato, caratterizzato da evidenti differenze, anche se tutti gli intervistati riconoscono l’importanza della tematica.

Una prima differenza è tra testate grandi e testate piccole. Nelle prime ci sono stati cambiamenti profondi: man mano che alcuni temi si imponevano, si dedicavano loro più spazi, nuovi prodotti e nuovi progetti. Nelle testate più piccole ci si è limitati a ricavare qualche spazio nella programmazione, anche se tutti riconoscono la necessità di offrire approfondimenti.

Una seconda differenza si gioca sugli obiettivi a cui si dà più spazio, che sono in genere energia, transizione ecologica, welfare, parità di genere, educazione (anche perché incrociano maggiormente la cronaca, anche quella locale). Ma mentre le testate laiche sembrano privilegiare i temi ambientali, quelle cattoliche segnalano come centrale il tema della povertà, e delle disuguaglianze, e in seconda battuta della pace e della solidarietà.

Complicato rimane il rapporto con le fonti, soprattutto quelle istituzionali (citate soprattutto dai direttori), che spesso usano linguaggi troppo specialistici, propongono temi difficilmente notiziabili, non sono disponibili a chiarimenti e approfondimenti. Più semplice è il rapporto con le fonti della società civile (associazioni, movimenti, eccetera), citate soprattutto dai giornalisti e dalle testate cattoliche.

I giornalisti sono piuttosto critici con le testate in cui lavorano e in generale con l’informazione mainstream: la maggior parte di loro (soprattutto quelli delle testate medio-piccole) ritiene che non si occupino sufficientemente dell’Agenda 2030. I motivi sono legati ai mali strutturali della nostra informazione: la fretta, per cui non c’è tempo per inchieste e approfondimenti; la tendenza a rincorrere la cronaca; la tendenza a politicizzare l’informazione e a “ricadere nelle logiche della propaganda”; l’influenza dei modelli aziendali basati sulla pubblicità.

Ma soprattutto emerge la distinzione che abbiamo già segnalato: i temi dell’Agenda – soprattutto alcuni – hanno spazio mentre lo strumento, cioè l’Agenda in sé, ne ha molto meno. Anche da questo discende una certa vaghezza, a volte, nell’affrontare alcuni temi oppure l’usura di alcuni termini, come “sostenibile” o “green”, diventati talmente di moda da avere perso contorni semantici chiari.

In contraddizione con i giornalisti, le fonti dichiarano un forte impegno sia nella cura dei contenuti (soprattutto i rapporti, molto richiesti), sia nella cura dei linguaggi e della presentazione. La collaborazione comunque resta complicata: c’è un problema relativo ai criteri di notiziabilità delle testate; uno relativo alle routine delle redazioni, focalizzate sulla cronaca, e ai tempi di produzione delle notizie, che determinano un pensare a corto respiro; uno legato all’incongruenza con i criteri di notiziabilità adottati nelle redazioni, incentrati sull’emergenza, sulla notizia drammatica, sulla novità. Oltre ai dati i giornalisti chiedono storie e materiali per “confezionare” i contenuti: immagini, video e grafiche di qualità.

Tra le tante proposte avanzate perché l’Agenda possa essere meglio conosciuta, ci sono lo stanziamento, da parte dello Stato, di fondi ad hoc, perché le testate possano sviluppare rubriche specifiche su questi temi; l’istituzione di una giornata dedicata; la creazione di app che quantifichino quanto ogni comportamento sbagliato incida sull’ambiente; un maggiore coinvolgimento delle scuole e del non profit, che dovrebbe “appropriarsi” maggiormente dell’Agenda.

Editrice LAS, pagine 264

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