Don Bosco e la formazione professionale
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06 Giugno 2022

Il volume “Don Bosco e la formazione professionale”, dei salesiani don Bruno Bordignon, don Vito Maurizio e don Giorgio Rossi, presenta una storia della formazione professionale salesiana fino al tempo della morte di Don Bosco, limitandosi, però, alla casa di Valdocco. Allo scopo si ritiene importante, prima di affrontare l’inizio dei laboratori nell’Oratorio di Valdocco, di far emergere come Don Bosco abbia dovuto guadagnarsi da vivere con il lavoro; e, successivamente, come, iniziando l’Oratorio, si sia impegnato a trovare un lavoro per i suoi giovani, fino a giungere egli stesso a redigere un contratto di apprendistato; non solo, ma, finalmente, ad aprire dei laboratori nella Casa di Valdocco per portare i giovani artigiani ad una realizzazione religioso-morale, intellettuale e professionale, e come qui siano stati sviluppati.

Per approfondire questa evoluzione e la specificità di Don Bosco viene specificato in capitoli distinti il rapporto nei laboratori di Valdocco tra lavoro e istruzione e tra lavoro e retribuzione. Il problema di fondo da affrontare consiste nel far emergere la novità e l’identità dell’iniziativa di Don Bosco. Questo comporta la conoscenza di quanto al riguardo vi era quando Don Bosco attivò e sviluppò le sue iniziative.

Per poter affrontare l’argomento con esattezza, si fa qui riferimento alle Note tecniche che Fulvio Ghergo ha premesso al IV volume da lui pubblicato sulla Formazione Professionale. La domanda, alla quale egli risponde è la seguente: “Qual è la Formazione Professionale di cui si vuole ripercorrere le evoluzioni e i cambiamenti nel tempo?”. La risposta a questa domanda permette di cogliere il contenuto di questo lavoro.

Ha scritto il Rettor Maggiore nella presentazione del testo: “Don Bosco ha voluto che i laboratori – le scuole professionali – fossero un ambiente educativo all’interno dell’ambiente educativo più generale della ‘casa’ salesiana con la presenza specifica del Direttore, del Prefetto, del Catechista e del Consigliere, in rapporto con i capi d’arte e gli assistenti. La finalità del laboratorio è la realizzazione dell’artigiano sia dal punto di vista religioso morale, che intellettuale e professionale, però all’interno di un ambiente educativo, nel quale il maestro d’arte ha come finalità, appunto, la realizzazione dell’artigianato, che, sperimentando quanto il suo maestro è impegnato a compiere, gli corrisponde. Per questo, il maestro d’arte deve essere professionalmente preparato ed aperto educativamente e religiosamente”.

IF Press editrice, 386 pagine

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