Siria – I salesiani nel Paese: speranza in mezzo alle difficoltà per i più piccoli e le loro famiglie

05 Gennaio 2024

(ANS – Aleppo) – La Siria continua ad essere un Paese in guerra e con crescenti difficoltà. A quasi 13 anni dall’inizio della guerra e ad 11 mesi dal terremoto che ha colpito Aleppo, la svalutazione della moneta ha aumentato la povertà, la disoccupazione e la disperazione. Tuttavia, i salesiani continuano ad offrire un po’ di luce in mezzo alle difficoltà, soprattutto ai più giovani, e spazi di pace per fargli sognare un futuro migliore.

I salesiani in Siria si occupano di oltre 3.500 bambini e ragazzi nelle loro presenze ad Aleppo, Damasco e Kafroun. “Ad ottobre abbiamo iniziato il nuovo anno pastorale e le attività invernali, e solo ad Aleppo abbiamo più di 1.500 bambini. Partecipano ad attività di oratorio, formazione e catechesi”, racconta Mateo Colmenares, volontario ad Aleppo. A Damasco, ci sono 1.600 bambini e attività giovanili a Damasco e 400 a Kafroun.

A tredici anni dall'inizio della guerra, i Figli di Don Bosco continuano a sostenere la popolazione. “Continuiamo a fornire rinforzo scolastico a 100 bambini e bambine perché le scuole cattoliche sono private e non sono accessibili alle famiglie. La maggior parte dei bambini frequenta scuole pubbliche che sono musulmane…”, spiegano i missionari.

I Salesiani sono un segno di speranza e di pace per la popolazione. “Stanno dando tutti gli aiuti economici possibili: buoni per pannelli solari per famiglia, cibo, ricostruzione dopo il terremoto... tutto il possibile per aiutare questa gente”, prosegue Colmenares.

La Siria sta subendo una forte svalutazione economica. La lira siriana si è svalutata di oltre il 100% nell’ultimo anno, gli stipendi non sono sufficienti per comprare le cose basilari per vivere e anche le case non hanno elettricità. La vita è molto difficile per la popolazione e per questo i giovani pensano solo a cercare opportunità future in altri Paesi.

“Stiamo portando un po’ di luce in tempi di oscurità e difficoltà. I Salesiani non smettono mai di sostenere i giovani nonostante le situazioni molto complicate, e insieme cerchiamo di aprire nuove prospettive di azione per raggiungere sempre più persone”, continua il volontario salesiano.

Tuttavia, la guerra non scompare dalla realtà della popolazione siriana, e anche il conflitto a Gaza è percepibile nel quotidiano. “È come mettere il sale sulle ferite. La gente non ne parla, ma tutti hanno paura”, spiega un salesiano.

Nei primi giorni, con l’oratorio pieno di bambini, si vedevano nel cielo raffiche di spari solcare il cielo come formiche. “I bambini più piccoli piangevano e avevano paura. Quelli di mezza età, che hanno vissuto la fine della guerra, ridevano e applaudivano, e quelli più grandi, di 16-17 anni, che ricordano la parte peggiore della guerra, facevano la loro vita normale e non si accorgevano di nulla. Quando si verificano queste cose, iniziamo le Ave Maria con la recita del rosario in cortile, perché in oratorio non ci sono sirene d’allarme, e poi perché non abbiamo dove mettere tutti quanti”, aggiunge Colmenares.

I giovani si sentono felici e a casa nei centri giovanili salesiani in Siria. Tuttavia, esprimono anche una stanchezza nei confronti della guerra, una stanchezza piena di sofferenza quando sentono bombe e spari. Per quanto tempo andrà avanti, perché ancora questo?”, si chiedono. La realtà è che “vediamo strutture che si stanno riprendendo, ma altre sono ancora abbandonate. Lo stesso scenario che la televisione mostra a Gaza lo vediamo qui ad Aleppo, con tutto distrutto dalla guerra e dal terremoto”.

Per questo, all’inizio di quest’anno, dalla Siria chiedono “la fine delle violenze e che continuino ad arrivare aiuti dalla solidarietà salesiana di tutto il mondo per continuare ad accompagnare le vittime del terremoto e della guerra”.

Fonte: Misiones Salesianas

InfoANS

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