Il “Michele Rua”, situato in una realtà fortemente multietnica e multireligiosa, ha offerto un ambiente di particolare interesse per i ricercatori Tanja Schroot e Luca Bossi, coordinati nel loro lavoro dalla prof.ssa Roberta Ricucci, del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino.
Presso l’oratorio salesiano i ricercatori, mediante la tecnica del “focus group”, hanno intervistato tre generazioni di frequentatori: gli adolescenti di oggi, i loro genitori e i loro nonni.
Testimone privilegiato del processo di trasmissione tra generazioni è l’educatore dell’oratorio salesiano Numinato Dario Licari, da oltre vent’anni punto di riferimento per le diverse comunità religiose della periferia settentrionale di Torino. “Oltre ad essere nativi digitali e cosmopoliti, i giovani di oggi sono orientati a un forte pragmatismo, cioè alla voglia di fare, di costruire, di impegnarsi. Trovare il linguaggio adatto per parlare di religione alle nuove generazioni significa lasciare la parola all’azione, all’esempio pratico” spiega.
In tal senso, lo spazio fisico dell’oratorio costituisce un ambiente ottimale per favorire il dialogo e aprire la mente e il cuore alla dimensione religiosa. “Non c’è uno spazio ideale, qualsiasi posto potrebbe andar bene. Ma nella mia esperienza personale, il cortile dell’oratorio è sicuramente uno spazio sicuro dove costruire un tessuto di relazioni e un dialogo interreligioso, un luogo dove il contatto con modi diversi di vivere la fede è visto come un arricchimento – prosegue l’educatore –. Spesso partendo dal gioco e dalle attività ricreative si stabilisce un punto di partenza su cui basare un confronto religioso”.
Il progetto di ricerca che ha coinvolto l’oratorio salesiano è finanziato dalla fondazione Templeton e si svilupperà fino al marzo 2022. In Italia, coinvolgerà anche altre realtà di Piemonte, Sardegna, Sicilia, Veneto e Puglia, ma viene portato avanti in contemporanea anche in Canda, Finlandia, Germania e Ungheria.