Vaticano – Sinodo, le altre voci cristiane: contenti di condividere questo percorso

27 Ottobre 2023
Foto ©: Vatican Media

(ANS – Città del Vaticano) – L’Assemblea del Sinodo sta lavorando in queste ore al Documento di sintesi, che sarà pubblicato sabato 28 ottobre, dopo che è stata approvata e diffusa la Lettera al Popolo di Dio. Lo hanno reso noto Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione e Presidente della Commissione per l’Informazione, e Sheila Pires, Segretario della stessa Commissione, nel briefing di giovedì 26 – che ha avuto una significativa impronta “ecumenica”.

“Ieri pomeriggio si è tenuta la diciottesima Congregazione generale, erano presenti 348 membri, e si è proceduto anzitutto alla votazione della Lettera al Popolo di Dio” ha fatto presente Pires. “Ogni membro ha votato grazie al tablet messo a disposizione. Il quesito era: “Approvo il testo della lettera del Sinodo? Si – No’”. Il risultato del voto è stato: 336 favorevoli, 12 contrari. “Si è poi aperta la discussione libera sulla bozza della Relazione di sintesi. Come sapete è intervenuto Papa Francesco” ha affermato Pires. “Negli interventi liberi” è stata “sottolineata la necessità di una audacia missionaria della Chiesa ed è stato detto anche che l’incontro con Gesù è al centro della fede e dell’entusiasmo missionario; che la Chiesa si costituisce come tale nell’annuncio del Vangelo e che non si può pensare la Chiesa in modo indipendente dalla missione”.

Inoltre, ha proseguito il segretario della Commissione per l’informazione, “si è parlato della valorizzazione della preghiera e dei gruppi di preghiera. È stata riaffermata la fondamentale importanza dell’Eucarestia e del sacramento della Riconciliazione. Si è insistito sulla dimensione liturgica della sinodalità, sulla sinodalità come atto liturgico e sul Sinodo come luogo materno nella liturgia”. Ancora, “si è sottolineata l’importanza del sensus fidei. Si è parlato della valorizzazione delle donne e della opportunità di far riferimento alle numerose donne che hanno accompagnato Gesù”. È “stata sottolineata anche, a proposito della Chiesa in ascolto, la capacità di ascoltare, consolare, consigliare, propria della donna. Ed è stato detto anche che le donne non devono essere oggetto ma soggetto della Chiesa”.

Pires ha riferito che è stato affrontato il “tema degli abusi, non solo fisici”. Quindi “è stata sottolineata l’importanza del concetto di Regno di Dio: la Chiesa è per il Regno e non per se stessa. È stato detto che, anche per questo, la Chiesa deve essere accogliente”. Negli interventi in Aula, ha ricordato, è stato poi “fatto riferimento agli insegnamenti e alla ermeneutica del Concilio Vaticano II. Si è parlato della grande missione dell’unità dei cristiani, del dialogo con le altre religioni, del rapporto con i non credenti”.

“Le forme di colonialismo culturale del nord del mondo nei confronti del sud del mondo” hanno rappresentato un’altra questione posta in Aula, come pure “l’importanza di sottolineare la presenza della Chiesa nelle crisi del mondo. La Chiesa - è stato detto - non è fuori del mondo e non può non preoccuparsi di quello che accade: le guerre e il desiderio di pace”. In questa prospettiva, ha reso noto Pires, “è stata ricordata la situazione di sofferenza di chi deve ancora capire come sopravvivere e crescere i propri figli in realtà dove muoiono ogni giorno bambini per conflitti e in situazioni di grave diseguaglianza”. Ancora, “è stata sottolineata anche la richiesta evangelica di mettere i poveri al centro del cammino nella Chiesa: un aspetto cristologico, non un aspetto sociale”. Pires ha infine riferito che il documento deve incoraggiare il popolo di Dio al quale, del resto, è destinato.

Al fine di avere una più ampia rappresentanza, al sinodo sono stati invitati 12 delegati fraterni delle quattro grandi tradizioni cristiane: tre della Chiesa ortodossa, tre delle Chiese ortodosse orientali, tre delle Comunioni protestanti storiche e tre pentecostali-evangelici.

Proprio in questa chiave ha preso la parola il Cardinale Kurt Koch, Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. La presenza dei delegati fraterni infatti - ha detto - sta a dimostrare che la partecipazione delle altre Chiese e comunità ecclesiali è al centro dell’esperienza dell’ecumenismo.

È poi intervenuto il metropolita ortodosso romeno dell’Europa occidente e meridionale, presente al Sinodo come delegato fraterno, Iosif. “Come Chiesa ortodossa siamo molto contenti di far parte di questo processo” ha esordito, ricordando che la riflessione sulla sinodalità e sul primato è in corso da dieci anni all’interno della Commissione mista internazionale per il dialogo cattolico-ortodosso. Tra i cristiani del mondo si sta costruendo una vera “fraternità” dopo epoche segnate da tensioni e divisioni: “cerchiamo insieme quello che ci unisce” ha assicurato. Come esempio di collaborazione il metropolita ha evidenziato che in Italia “la Chiesa cattolica presta alla Chiesa ortodossa di Romania più di 300 chiese”. Inoltre, ha aggiunto, “l’ecumenismo avviene alla base” attraverso la testimonianza di molte famiglie miste che si sono formate in Europa e nel mondo”.

Opuku Onyinah, rappresentante della Federazione Pentecostale Mondiale, già presidente della “Church of Pentecost” in Ghana, ha messo in luce. “L’invito a partecipare al Sinodo rivolto alle altre Chiese - ha detto - ha rappresentato un atto di umiltà da parte del Papa e della Chiesa cattolica”. Il processo sinodale, ha aggiunto, “è molto trasparente, aperto, e offre alle persone pari opportunità di condividere i loro punti di vita”. Inoltre, “ogni contributo viene considerato della stessa importanza”. Si tratta, a giudizio di Onyinah,  di “un’espressione alta di maturità dimostrata dalla Chiesa cattolica”.

Mons. Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznań, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, ha parlato della sua esperienza, dicendosi meravigliato che, avendo invitato anche altri cristiani, ebrei e non credenti, si sono comunque evitate le discordie. “Raramente - ha spiegato - negli incontri umani ciò accade, tra posizioni differenti; invece, il metodo adoperato è stato positivo: prima esprimere le proprie idee, poi ascoltare quelle degli altri, infine confrontarsi, anche con il silenzio.

Ha quindi preso la parola Catherine Clifford, canadese, docente di teologia sistematica e storica alla St. Paul University di Ottawa, che partecipa ai lavori come rappresentante del processo sinodale per l’America del nord. Ha evidenziato poi che ogni vescovo del mondo “vede il Sinodo come strumento prioritario, frutto di decenni di riflessioni, dove il cammino tra partner ecumenici prosegue ed è nutrito dal dialogo”.

Fonte: L’Osservatore Romano

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