Italia – I vescovi del Venezuela vicini alla popolazione, per sostenere la speranza

25 Settembre 2018

(ANS – Torino) – Dare testimonianza sulla drammatica situazione che sta vivendo il Venezuela: questo è stato il significato della conferenza stampa dal titolo “Rinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi”, organizzata da “Missioni Don Bosco” lo scorso 19 settembre a Torino-Valdocco.

La crisi umanitaria del Venezuela “non è il frutto del caso o del destino avverso”. È piuttosto il risultato di scelte politiche sbagliate e di un uso scellerato delle risorse naturali: “era una nazione ricca con prospettive di grande futuro, ma è stata impoverita fino all’estremo e adesso vive una situazione di miseria che peggiora di giorno in giorno”, è stato affermato nel corso della conferenza.

Pur rimanendo strettamente sul terreno dell’azione pastorale, all’appuntamento sono intervenuti i vescovi salesiani mons. Jonny Eduardo Reyes, vicario apostolico di Puerto Ayacucho, e mons. Pablo Gonzalez, vescovo di Guasdalito. I due presuli hanno dato conto di quel che vedono e delle iniziative solidali che hanno intrapreso con le loro comunità. Progetti che mirano al soccorso immediato di chi chiede aiuto alimentare (come le “ollas solidales”, le pentole della fraternità, con le quali le parrocchie una volta alla settimana riescono a distribuire un pasto caldo) e all’opera di informazione verso chi è avviato all’emigrazione dal Paese (sono già 3 milioni i Venezuelani scappati all’estero). I due presuli sono infatti letteralmente “vescovi di frontiera”: Colombia e Brasile sono a un passo dalle loro diocesi, e per questo esiste anche una cooperazione fra diocesi venezuelane e diocesi colombiane e brasiliane.

Dalla testimonianza dei prelati è emersa l’immagine di una quotidianità che in tutto il Venezuela è fatta di stenti. Ad eccezione di un 15% che gode di privilegi economici e protezioni politiche, i Venezuelani devono fare i conti con la miseria e con i mille espedienti necessari per arrivare a fine giornata. Non a caso, soprattutto al confine con la Colombia, il mercato nero, la speculazione e il proliferare di attività economiche illegali sono diventate oggi la principale attività di chi è rimasto e per sopravvivere non può fare altro.

La svalutazione della moneta e l’inflazione, infatti, rendono carta straccia il bolivar, con il risultato che nei negozi non si trova più nulla: i pochi prodotti alimentari che i contadini riescono a produrre prendono la strada del più conveniente mercato colombiano, dove vengono pagati per il loro valore effettivo e non con una valuta che non vale nulla, come il bolivar. Lo stesso accade con la benzina, nonostante la ricchezza dei pozzi petroliferi venezuelani. Gli effetti sono simili a quelli di una guerra.

La conferenza stampa ha dato un’occasione di visibilità anche alla piccola, ma crescente comunità di Venezuelani emigrati negli ultimi anni in Piemonte, a seguito dell’esodo.

I due prelati hanno scelto di rimanere in Venezuela accanto al loro popolo e hanno deplorato la manipolazione mediatica che distorce completamente la realtà, fino a ribaltarla pur di non ammettere il fallimento delle scelte ideologiche che hanno trascinato il Paese nel baratro.

Ulteriori informazioni su: www.missionidonbosco.org  

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