India – Addio a don Stroscio, grande missionario, amico di Madre Teresa di Calcutta

12 Giugno 2019

(ANS – Calcutta) – Il salesiano don Rosario Stroscio, per 40 anni cappellano delle Missionarie della Carità di Madre Teresa, nonché, con i suoi 97 anni d’età, il più anziano salesiano dell’Ispettoria di India-Calcutta, è deceduto lo scorso 9 giugno. I funerali sono previsti per venerdì 14 giugno alle 14:30 locali, presso il santuario mariano di Bandel.

Secondo quanto ha riportato don Mathew George, Segretario Ispettoriale INC, don Stroscio aveva iniziato ad avere la febbre alta dalla sera precedente, subito dopo aver partecipato alla Messa. Visitato da un dottore e dopo aver preso delle medicine, sembrava essersi ripreso, ma gli è stata impartita ad ogni modo l’unzione degli infermi. Poiché nella notte aveva difficoltà a respirare, è stato portato all’ospedale di Ruby, dove è spirato al mattino di domenica 9.

Don Stroscio, uno dei 460 missionari salesiani che dal 1906 ad oggi si sono recati in India, era nato a Furnari, in Sicilia, nel 1922. Raggiunse l’India ancora adolescente, nel 1939, dopo aver lasciato la Sicilia sulle orme dei missionari che l’avevano tanto colpito nella sua giovinezza. Cominciò una vita di impegno e povertà. “Eravamo poverissimi, ma allegri. Bisognava fare attenzione a uscire la sera, perché c’erano ancora le tigri”, raccontò qualche anno fa al Corriere della Sera.

Lui comunque sopportò la sua croce e spiegò il cristianesimo agli Indiani con semplicità. Perché “è una religione difficile solo per quelli che hanno studiato troppo”, chiarisce. Loro “capivano al volo concetti come la resurrezione e l’immortalità dell’anima. La presenza di Dio, considerata spesso ostica da accettare in Occidente, era una specie di ovvietà”. Già il primo mese in 20 chiesero il battesimo. E fu solo l’inizio.

Nella sua lunga vita dovette superare molte difficoltà: come quando nel 1940 Mussolini dichiarò guerra al Regno Unito – di cui l’India era ancora colonia – e lui venne internato in un campo. Lo trattavano bene, ma nel deserto del Rajastan c’erano quasi 50° C e i prigionieri cominciavano a morire. Così il missionario e gli altri compagni di sventura vennero spostati in una località ai piedi dell’Himalaya. Furono liberati solo nel 1944 e allora don Stroscio riprese la sua missione.

Tanti gli eventi d’importanza storica di cui fu testimone, ma nella mente del missionario sopra tutti vi era il momento del primo incontro con Madre Teresa. “La vidi per la prima volta nella Cattedrale di Calcutta nel 1948 – ricordava –. Era molto intelligente, aveva un dono per le lingue e un gran bel sorriso. Lei capì che l’avevo capita, e io capì che aveva capito me. Cercava il volto di Gesù negli altri, e lo trovava nei morenti, nei diseredati, nei disabili, negli orfani e nelle donne rese folli dalle violenze”.

Oltre a costruire la grande chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice a Gobra, Calcutta, don Stroscio fu il primo Presidente Nazionale del capitolo indiano del Movimento Mariano per i Sacerdoti, che servì per diversi mandati a partire dagli anni '70.

Docente presso l’Istituto Salesiano di Sonada e poi Ispettore INC (1967-1973), venne incriminato del reato di “conversione” durante il suo servizio missionario a Maliapota, nella diocesi di Krishnagar, e rischiò di essere deportato. Fu allora che Madre Teresa intervenne in suo favore e chiese al governo marxista di averlo come Cappellano delle Missionarie della Carità presso il grande centro riabilitativo di “Prem Dan”, sempre a Calcutta. Le autorità allora ritirarono l’ordine di espulsione e dal 1979 don Stroscio sempre ha continuato a risiedere a Calcutta.

Il salesiano ebbe modo di “sdebitarsi” con la futura santa alcuni anni dopo, quando, nel 1997, Madre Teresa era ricoverata per dei problemi cardiaci e l’allora arcivescovo di Calcutta, mons. Henry Sebastian D’Souza chiese proprio a don Stroscio di pregare per lei e di impartirle l’unzione degli infermi. I due pregarono insieme e in quell’occasione la religiosa si ristabilì.

Don Stroscio conobbe anche il Venerabile Francesco Convertini (1898-1976), SDB, specialmente gli ultimi anni in cui vissero nella stessa comunità religiosa. Fu suo superiore provinciale e direttore della comunità in cui don Convertini morì l’11 febbraio 1976.

Eloquenti sono le parole con cui don Stroscio concluse l’annuncio del decesso di don Convertini: “Tutta la sua vita fu una magnifica testimonianza della tecnica più fruttuosa del ministero sacerdotale e del lavoro missionario. Possiamo sintetizzarla nella semplice espressione: ‘Per vincere anime a Cristo non c’è mezzo più potente della bontà e dell’amore!’ ”. Parole confermate anche dalla lunga e laboriosa vita missionaria di don Stroscio.

Fonti: Matters India, Corriere della Sera

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