RMG – I missionari della 154a Spedizione Missionaria Salesiana: don Arnel Jason B. Mengote, dalle Filippine Sud (FIS) al Mozambico (MOZ)

(ANS – Roma) – Dopo aver affrontato un serio discernimento vocazionale missionario e aver ricevuto la lettera con la loro destinazione, i salesiani che il prossimo 24 settembre partiranno con la 154a Spedizione Missionaria Salesiana sono attualmente impegnati nella fase piemontese del Corso di Orientamento. Prima di lasciare Roma, dove hanno seguito il nucleo ecclesiologico del corso, hanno raccontato ad ANS i loro percorsi di vita e di fede, così come i loro desideri e i loro timori. Ad aprire le interviste è don Arnel Jason Mengote Bergonio, 39enne filippino, destinato alla missione salesiana in Mozambico.

Puoi presentarti?

Sono don Arnel Jason B. Mengote, SDB, dell’Ispettoria delle Filippine Sud (FIS). Vengo da una famiglia di nove persone, e sono il quarto figlio. Nel 2006 sono entrato in seminario dopo aver studiato presso il Centro di Formazione Salesiana per nove mesi. Inizialmente, stavo preparandomi per intraprendere la carriera militare, ma il mio incontro con i Salesiani a Borongan, Eastern Samar, e l’influenza di Don Bosco hanno cambiato il corso della mia vita. Insieme ad altri tre compagni, sono stato ordinato sacerdote durante la pandemia, il 29 giugno 2021, Solennità di San Pietro e San Paolo. Mi sento incredibilmente fortunato per poter realizzare il mio sogno di diventare un missionario, e attualmente sto servendo in Mozambico, Africa.

Cosa ti ha ispirato a scegliere di diventare missionario?

Durante l’aspirantato venne nelle Filippine un missionario italiano che aveva servito in Cina, per incontrare i nostri novizi cinesi che stavano per professare come Salesiani. Durante uno dei suoi pensieri della “buonanotte” questi raccontò le sue esperienze di lavoro missionario e io sentii una profonda vocazione dentro di me. In effetti, già alla mia domanda per la prima professione dopo il noviziato avevo espresso il desiderio di poter andare un giorno in missione. Dio è stato tanto generoso nel concedermi questo dono! Inoltre, diventare missionario è il mio modo di esprimere gratitudine al Signore per le molte benedizioni che mi ha concesso: la mia vita e la mia vocazione salesiana. E ancora: sono consapevole che il progresso del mio amato Paese è dovuto ai missionari zelanti e devoti che hanno lavorato qui. Per questo, scegliere la strada della missione è il mio modo di esprimere gratitudine verso di loro: sebbene non possa promettere di eguagliare i loro risultati, farò del mio meglio per essere di grande aiuto ai miei prossimi.

Come ti senti riguardo al luogo in cui stai andando? Hai qualche paura o preoccupazione riguardo alla nuova località, cultura e popolo?

Avevo molte paure e preoccupazioni prima di intraprendere la mia missione, specialmente quando ho saputo che sarei dovuto andare in Africa. Ero preoccupato per la barriera linguistica, l’adattamento alla cucina locale, la creazione di relazioni sia con le persone, sia con i miei compagni missionari, e in particolare per la vita tra persone con diverse tradizioni religiose. Venendo da un Paese prevalentemente cattolico, era la prima volta che uscivo dalla mia zona di comfort. Tuttavia, prima di iniziare il corso missionario, ho trascorso quattro mesi nel mio luogo di missione, che mi ha dato un’idea della situazione lì. Sebbene le mie paure fossero giustificate, ho capito che il Signore, come Provvidenza, ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo solo fare quel salto di fede e affidarci a Lui.

Come hanno reagito i membri della tua famiglia, gli amici e i confratelli quando hai condiviso la tua vocazione missionaria con loro?

Quando i membri della mia famiglia e gli amici hanno saputo che stavo partendo come missionario sono rimasti senza dubbio sorpresi. Vivere in un paese cattolico come le Filippine è un privilegio che offre un alto livello di comfort e sicurezza. Improvvisamente, la mia decisione di recarmi in una terra molto diversa li ha colti di sorpresa. Tuttavia, i miei confratelli hanno reagito in modo diverso. Mi hanno fornito grande incoraggiamento e sostegno. Molti mi hanno manifestato la loro gratitudine perché intraprendevo una missione, non solo perché stavo partendo, ma anche perché avrei lavorato per un’altra Ispettoria.

Quali sono i tuoi piani e aspirazioni per la tua vita missionaria?

Nella mia vita missionaria piani e aspirazioni ruotano attorno al poter aiutare la comunità e il luogo cui sono stato assegnato nel miglior modo possibile. Ho l’obiettivo di migliorare continuamente me stesso e acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per essere sempre rilevante e per rispondere alle esigenze del tempo.

Hai dei modelli tra i grandi missionari, il cui stile di vita e devozione desideri emulare?

Nella mia vita missionaria trovo ispirazione nei nostri protomartiri salesiani, San Luigi Versiglia e San Callisto Caravario. Non ambisco a diventare un martire come loro, ma sono attratto dalla loro disponibilità, apertura, dedizione e fedeltà. Incarnano i pilastri del nostro lavoro missionario e, come molti altri, li considero degli ottimi modelli.

Quale messaggio hai per i giovani riguardo alla chiamata missionaria e alla vocazione?

Uno dei miei compagni una volta ha detto che ha scelto la missione per sperimentare l’avventura nella vita, mentre un altro ha sottolineato l’importanza di correre dei rischi. Condivido lo stesso messaggio con i giovani: abbracciate i rischi, godetevi la vita e intraprendete delle avventure. Tuttavia, i rischi e le avventure più belli e appaganti nella vita sono quelli compiuti per Dio e insieme alle persone che Lui ama, in particolare i più piccoli, gli ultimi e i perduti.

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