Sudan del Sud – La testimonianza di don Nakholi: “Servire i giovani poveri, specialmente i lebbrosi di Tonj, mi ha dato tanta felicità”

(ANS – Tonj) – Don Chisomo Joseph James Nakholi è un missionario salesiano di 33 anni proveniente dal Malawi, che sta servendo la popolazione di Tonj, in Sudan del Sud. Oggi condivide con ANS la storia della sua vocazione salesiana e missionaria, così come le gioie e le sfide nel compiere il proprio dovere là dove Dio l’ha chiamato.

Da ragazzo il sacerdozio non era in cima alla lista delle mie preferenze: volevo studiare ingegneria aeronautica. Ma il Signore ha le sue vie e quando mi trovai all’ultimo anno delle superiori, dopo un anno di discernimento e grazie all’ispirazione dello Spirito Santo, decisi di servire Dio come religioso.

All’epoca ero attratto dalla spiritualità gesuita e non conoscevo i salesiani. Ma quando partecipai al programma “Vieni e Vedi” nella casa dei gesuiti, incontrai un amico che mi presentò i salesiani e curiosamente il primo sacerdote che incontrai mi fece capire bene chi è davvero Don Bosco. Allora non ho potuto resistere e, guardandomi indietro, sono convinto che diventare salesiano era la volontà di Dio e la pace che ho ora sono sicuro che non la proverei da nessun’altra parte.

L’esperienza di incontrare tanti missionari in Zambia e altrove mi ha fatto nascere il desiderio di servire anch’io gli altri. Dopo aver fatto domanda per partire missionario, sono stato destinato al Sudan del Sud, un posto in cui non ero assolutamente pronto ad andare... Le persone attorno mi scoraggiavano e avevo perso lo spirito. Ma mi dissi di andare e vedere per un anno come andava. Oggi mi guardo indietro e dico che quella di venire a lavorare qui è stata la decisione migliore della mia vita e voglio restarci finché la mia salute e i miei superiori lo riterranno opportuno.

Il Sudan del Sud è un Paese fantastico con persone molto belle e gentili. La sofferenza, frutto di tanti anni di guerra, il temperamento della gente e le loro sfide quotidiana mi hanno fatto automaticamente innamorare. Restando qui sono diventato un uomo, perché qui affronti la realtà così com’è. Servire i giovani poveri, specialmente i lebbrosi di Tonj, mi ha dato tanta felicità.

E poi ricevo sempre un ottimo sostegno da parte dei confratelli. Non mi sento mai solo.

Al momento posso dire che vedere i giovani con così tanti problemi è una sfida per me. Certo, imparare a stare dentro la cultura della gente richiederà un po' di tempo e c’è bisogno anche di preghiere. Inoltre, non è facile avere a che fare con persone che hanno vissuto la guerra. Ma questo mi edifica ogni singolo giorno e mi insegna a fidarmi di più di Dio.

Il mio messaggio ai giovani di tutto il mondo è: cercate profondamente Cristo, non accontentatevi mai di qualcosa che vi allontani dal Signore e siate gioiosi in ogni cosa che fate.

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