RMG – La devozione di Don Bosco al Sacro Cuore di Gesù: “Il Cuore di Gesù ed il rimedio ad uno dei più tremendi mali sociali”

24 Giugno 2025

(ANS – Roma) – Nell’articolo del settembre del 1886, per la rubrica dedicata al Sacro Cuore di Gesù, il Bollettino Salesiano si concentra su un’altra peculiarità del Cuore Divino del Salvatore, ossia il suo essere antidoto ad uno dei più virulenti mali della società: l’invidia sociale e gli squilibri sociali, che rendono le società sempre meno solidali e sempre più divise al loro interno.

L’autore apre con un’immagine potente e drammatica: un rombo cupo, come di terremoto imminente, preannuncia la rovina dell’edificio sociale. È il sintomo di un male che da anni agita le fondamenta della civiltà: l’odio crescente tra poveri e ricchi, il risentimento delle masse nullatenenti contro i privilegiati – gli uni mossi dall’invidia per le ricchezze altrui, gli altri sempre più sordi alle grida di chi è nel bisogno.

Questo conflitto, osserva don Giovanni Bonetti, autore dell’articolo, ha già insanguinato l’Europa e minaccia di far crollare l’intero ordine sociale, nonostante i tentativi umani di contenerlo con leggi, diffondendo l’istruzione e il progresso civile.

Ma tutte queste soluzioni, da sole, non bastano si rivelano inefficaci. Le leggi rafforzano i potenti, l’istruzione accresce l’insofferenza dei poveri, il progresso – lungi dal portare equilibrio e diffusione dei beni – viene utilizzato per aumentare la distanza tra le classi.

“La conclusione è che cresce la poveraglia e la loro fame, e cresce in pari tempo non il numero, ma l’opulenza e l’avarizia dei ricchi godenti. La storia non solo di Roma pagana, ma di tutte le età e di tutti i luoghi è lì per attestarci questa dolorosa verità” afferma con mestizia don Bonetti.

Di fronte a questa crescente divisione e alla sterilità dei rimedi umani, l’autore individua un unico rimedio sicuro: il Cuore di Gesù. Solo questo cuore, simbolo di amore, sacrificio e giustizia divina, può offrire una soluzione efficace e definitiva al conflitto sociale.

Cristo, infatti, ha nobilitato la povertà con il suo esempio: nacque povero, visse povero, morì povero, circondato da discepoli poveri. Lui stesso insegnò – in primo luogo con la sua vita, e poi con le parole – che la povertà non è un male, ma una virtù, e la pose al primo posto nelle Beatitudini: “Beati i poveri di spirito”. Questa parola, afferma l’autore, è da sola capace di sanare le ferite più profonde dell’umanità. Non è un’ingiunzione contro la ricchezza in sé, che è dono di Dio, ma un’esortazione a staccarsi interiormente dai beni materiali e a porre in essi il giusto valore.

Gesù chiama beati non solo i poveri materiali, ma anche coloro che scelgono volontariamente la povertà per amore di Dio, e chi, pur possedendo ricchezze, ne fa uso retto, generoso, distaccato – consapevole che i suoi beni sono al servizio del prossimo e per l’edificazione dell’umana società.

È in questa visione che l’autore vede la vera ricomposizione dell’unità umana: una società riconciliata, in cui il ricco comprende il dovere della carità e il povero riconosce nella sua condizione non una maledizione, ma una via opportuna per viaggiare più leggeri nella vita e muovere i propri passi sul cammino verso la santità.

La conclusione è un appello alla costruzione e alla consacrazione del tempio al Sacro Cuore di Gesù a Roma, sul colle Esquilino. L’autore vi vede un evento non solo religioso, ma sociale e profetico: il tempio, simbolo dell’amore misericordioso di Cristo, sarà come l’altare della nuova alleanza, non più fondato sul timore, ma sulla dolcezza e sul perdono, e da esso partiranno benedizioni per l’Italia e per il mondo.

L’appello finale, anche in questa circostanza, ai Cooperatori e a quanti zelano il Sacro Cuore di Gesù, è ad agire concretamente in favore dell’erezione del nuovo tempio dedicato al Sacro Cuore che Don Bosco sta erigendo sul colle Esquilino di Roma: ogni offerta, ogni preghiera, ogni contributo alla costruzione di questo tempio sarà una pietra posta per il rinnovamento spirituale e sociale dell’umanità. In un tempo minacciato dall’odio di classe e dalla dissoluzione morale, il Cuore di Gesù è indicato come l’unico vero rimedio, capace di ricostruire la società sulla base della carità evangelica.

Il testo completo dell’articolo scritto per il Bollettino Salesiano del 1886 è disponibile nella versione originale dell’italiano dell’epoca, a fondo pagina.

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