La visione missionaria di Don Bosco: inviare i migliori
Don Attard ha ricordato all’assemblea l’impegno incrollabile di Don Bosco nei confronti delle missioni, anche di fronte a una forte opposizione. “Don Bosco ha sempre inviato le persone migliori alle missioni”, ha sottolineato, ricordando come il fondatore abbia resistito a coloro che sostenevano il consolidamento piuttosto che la crescita. Confidando nella Divina Provvidenza, Don Bosco promise che per ogni vocazione missionaria ne sarebbero sorte altre tre, una promessa che continua a dare frutti nella Famiglia Salesiana ancora oggi.
Questo spirito missionario, ha osservato Don Attard, era radicato non nel calcolo umano, ma nella fede e nel coraggio, qualità che rimangono essenziali per i salesiani nel mondo contemporaneo.
Il viaggio di accompagnamento che dura tutta la vita
Un tema centrale del discorso di Don Attard è stata l’importanza fondamentale di accompagnare i missionari durante tutto il loro viaggio. “Dobbiamo accompagnarli prima, durante e dopo la loro esperienza missionaria”, ha insistito, sottolineando la necessità di un sostegno sia spirituale, sia umano per coloro che lasciano tutto per servire.
Ha offerto un monito che fa riflettere: “Se non riempiamo la nostra vita con l’amore di Dio, inevitabilmente la riempiremo con qualcos’altro o qualcun altro”. Questo invito alla pienezza interiore, attraverso il rapporto con Dio, ha sottolineato il fondamento spirituale necessario per un’autentica testimonianza missionaria.
Vivere il carisma missionario oggi
“Il carisma salesiano è missionario”, ha dichiarato don Attard. “Dobbiamo conoscere Don Bosco più profondamente”. Ha parlato della “grazia dell’unità”, spiegando che per vivere come Don Bosco è necessario prima di tutto essere uniti a lui, comprendere il suo cuore, la sua spiritualità e la sua passione per i giovani.
Attingendo alla guida del Rettor Maggiore, Don Attard ha delineato tre dimensioni essenziali per vivere la missione salesiana nel mondo di oggi: fede, carisma e ministero.
La fede costituisce il fondamento dell’identità salesiana. Don Attard ha sfidato la Congregazione a prendere sul serio la questione del “chi sono”, radicati nella fede in Gesù Cristo. Ha incoraggiato i partecipanti a impegnarsi con il documento finale del 29° Capitolo Generale e a riaccendere la centralità della preghiera e dell’Eucaristia nella propria vita. Il suo monito è stato severo: “La meditazione è la prima vittima” quando l’attività pastorale ha la precedenza sulla vita spirituale: “Spesso abbiamo tempo per fare cose per Dio, ma non per stare con Dio”, ha osservato, invitando a un riequilibrio tra azione e contemplazione.
Il carisma richiede una conoscenza autentica di Don Bosco. In un mondo globalizzato in cui i giovani affrontano domande e sfide universali, i salesiani non possono sperare di incarnare lo spirito di Don Bosco senza conoscerlo veramente. Don Attard ha esortato a tornare alle fonti del carisma, sottolineando che una testimonianza credibile richiede un’autentica incarnazione della spiritualità salesiana.
Il ministero deve essere collaborativo e sinodale. Don Attard ha sottolineato l’indispensabilità di lavorare insieme in tutti i campi pastorali: pastorale giovanile, comunicazione e formazione. “Siamo chiamati a camminare insieme nella fede”, ha ricordato ai Delegati, invocando lo spirito di sinodalità che caratterizza la missione contemporanea della Chiesa.
Una sfida e un incoraggiamento
Il messaggio di Don Attard è stato sia una sfida, sia un incoraggiamento ai missionari e ai DIAM. Il suo invito a rinnovare lo zelo missionario, ad approfondire il rapporto con Don Bosco e a vivere la fede con integrità è risuonato in armonia con tutto il contesto storico di Valdocco, dove l’avventura salesiana ha avuto inizio.
Il suo è stato un potente invito ai missionari a riaccendere il fuoco dello spirito salesiano, sempre incentrato sulla salvezza delle loro anime e di quelle dei giovani che sono chiamati a servire. È stato anche un promemoria del fatto che il cuore missionario di Don Bosco continua a battere forte nella Famiglia Salesiana, chiamando ogni generazione ad abbracciare nuovamente l’avventura di portare l’amore di Cristo ai giovani, specialmente ai più poveri e abbandonati.
