Sierra Leone – Don Bosco Fambul combatte le conseguenze del coronavirus tra i più vulnerabili

16 Settembre 2020

(ANS – Freetown) – Le infezioni da Coronavirus in Sierra Leone sono ben controllate: ci sono pochi casi positivi e pochi decessi. Il governo ha eliminato le restrizioni alla mobilità, ma la preoccupazione maggiore è che il 47% della popolazione non ha accesso all’acqua corrente e il distanziamento è molto difficile da raggiungere a causa del sovraffollamento in cui vive la maggior parte della popolazione delle baraccopoli. In questo contesto, dove la conseguenza più grave della pandemia è la povertà, Don Bosco Fambul continua a servire i più bisognosi.

 Grazie all’esperienza maturata durante l’epidemia di Ebola, i salesiani hanno iniziato a lavorare sin dall’inizio sulla prevenzione e sulla consapevolezza in merito al virus. Per questo i salesiani hanno lasciato la sede di Don Bosco Fambul come base di pronto soccorso e hanno trasferito i bambini e i ragazzi non contagiati nelle strutture del “Nuovo Fambul”, alla periferia della capitale.

Contemporaneamente, l’autobus del centro, che veniva usato per il progetto “Don Bosco su ruote”, in questa situazione percorre le strade dei quartieri poveri di Freetown durante le notti. In questo modo i salesiani e i loro collaboratori identificano e aiutano i bambini di strada e le giovani ragazze che si prostituiscono. L’autobus non si è mai fermato: anche durante il coprifuoco poteva uscire per strada, avendo ricevuto un permesso dalla polizia per farlo.

“Nelle prime settimane di isolamento ci siamo occupati di quasi 500 minori. Cento di loro sono già stati reintegrati nella grande famiglia di Don Bosco Fambul”, ha raccontato don Jorge Crisafulli, direttore di Don Bosco Fambul.

Il Don Bosco Fambul è anche l’unica istituzione che lavora con i detenuti in questa complessa situazione di paura della diffusione del coronavirus. Il lavoro nelle carceri, dopo la rivolta avvenuta nella prigione di Pademba nello scorso aprile, a motivo della confusione generata dal virus, richiede ora la pazienza di ricominciare da zero. “Ma non ci perdiamo d’animo, perché siamo l’unica speranza per loro”, aggiunge il missionario salesiano.
L’interesse salesiano ad aiutare i minori, in molti casi innocenti o con piccoli crimini, messi nelle celle insieme agli adulti, ha portato i religiosi a negoziare accordi con la direzione del carcere per il loro rilascio o per concordare varie attività all’interno della prigione.

Per questo motivo, nel bel mezzo della pandemia, “Don Bosco Fambul” continua a fare gli esami medici dei feriti e dei malati, e ha anche riattrezzato un settore per ospitare le persone infette, trasformando la cappella della prigione in una clinica per isolare i casi sospetti.

Infine, la struttura salesiana si occupa anche di distribuire cibo per integrare l’unico pasto che i detenuti ricevono ogni giorno.

InfoANS

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