La giuria globale ha elogiato don Scaria per aver ridisegnato gli spazi correzionali negli Stati indiani di Bengala Occidentale, Jharkhand e Bihar dopo la sua storica visita al “Berhampore Central Correctional Home” nel 1995. Quella che era iniziata come una chiamata pastorale si è rapidamente evoluta in un movimento di riforma globale: formazione professionale, assistenza legale, consulenza, programmi di sostegno alle famiglie e la prima scuola guida certificata al mondo all’interno di una prigione sono diventati, sotto la sua guida, i tratti distintivi della Pastorale Carceraria salesiana.
Nel corso di tre decenni, le sue iniziative hanno offerto la libertà, il reinserimento e una rinnovata dignità a migliaia di detenuti. “Sono entrato senza un piano, ma ne sono uscito con una convinzione: che questi uomini e queste donne, anche se incarcerati, sono comunque figli di Dio”, ricorda don Scaria. La sua azione pastorale si è concentrato in particolare sui detenuti in attesa di giudizio, spesso giovani, poveri e senza rappresentanza legale, responsabilizzandoli attraverso la formazione professionale in meccanica, sartoria, elettronica e alfabetizzazione digitale. La scuola guida, inizialmente accolta con scetticismo, è diventata un modello pionieristico, consentendo ai detenuti condannati all’ergastolo di ottenere la patente e trovare un lavoro.
L’ex magistrato distrettuale Manoj Pant ha notato la profonda trasformazione: “Nel giro di cinque anni, don Scaria e il suo team sono riusciti a rendere questa prigione a misura di detenuto. I condannati all’ergastolo ora guidano i veicoli della prigione dopo essere stati formati dal team salesiano”. Il suo lavoro di grande impatto gli è valso in precedenza un riconoscimento nazionale: l’Autorità Nazionale per i Servizi Legali lo ha premiato nel 2006 e la Congregazione Salesiana gli ha conferito il “Premio Pascual Chávez” per la Pastorale Innovativa nel 2012.
Oltre allo sviluppo delle competenze, la pastorale ha promosso una riabilitazione integrale attraverso la musica, lo sport, il teatro e iniziative culturali, che hanno riacceso la fiducia e lo spirito di comunità tra i detenuti. Il sostegno è stato esteso alle famiglie attraverso l’assistenza educativa e la consulenza, rompendo il circolo vizioso dello stigma. Il documentario del 2022 “Joy Behind Bars” (Gioia dietro le sbarre) prodotto dall’Ispettoria Salesiana di India-Calcutta, ha immortalato questo percorso, cambiando la percezione pubblica dei detenuti da condanna a compassione.
Sebbene abbia ormai superato gli ottant’anni, don Scaria attribuisce il successo della missione allo sforzo collettivo. “Questo non è il mio lavoro. È opera di Dio, realizzata da molte mani”, afferma, riconoscendo il contributo dei suoi confratelli salesiani, dei collaboratori laici e anche degli ex detenuti che sono tornati come mentori. Il suo collega, don K. K. Sebastian, ha riflettuto: “Questo non è il risultato di un dottorato di ricerca, ma di un autentico diploma salesiano: un salesiano per i poveri e gli emarginati con amore e compassione”.
Ricevendo il premio, don Scaria ha ribadito l’impegno salesiano: “La Pastorale Carceraria dovrebbe essere considerata parte integrante dell'apostolato salesiano. Tocca la vita di migliaia di giovani bisognosi e problematici. Questo è ciò che voleva Don Bosco”.
Da una singola visita non programmata in carcere nel 1995 al riconoscimento internazionale nel 2025, il percorso di don Scaria è una testimonianza della misericordia in azione e un promemoria del fatto che la giustizia trova la sua pienezza solo quando incontra la compassione.
