Sono passati dodici anni dalla morte del Servo di Dio don Luis (Luigi) Bolla, missionario tra gli Shuar e gli Achuar. La sua eredità, un’evangelizzazione inculturata con i popoli originari, ha permesso la formazione di indigeni che oggi camminano verso i sacri ministeri. Don Bolla sognava una Chiesa dal volto indigeno, che annunciasse il Vangelo senza sradicare cultura e tradizioni. Nel suo peregrinare, pensava a come offrire educazione ed evangelizzazione senza smarrire l’identità Achuar.

Oggi nei territori da lui serviti ci sono asili, scuole primarie e secondarie, ma spesso gli insegnanti sono stranieri, che svolgono un prezioso servizio per un po’ di tempo e poi però vanno via.

Gli Achuar che riescono a istruirsi devono rispondere ad un sistema educativo che non tiene conto della loro lingua e cultura. Insegnare in spagnolo e a chi pensa in achuar rende ogni lezione un calvario.

Di fronte a questa realtà, la parrocchia di Kuyuntsa ha realizzato oratori salesiani in stile Achuar in comunità come Kuyuntsa, Checherta e Yankuntich. E per la prima volta ha promosso un incontro della gioventù Achuar con i giovani partecipanti all’oratorio.

L’Incontro Giovanile Achuar di Kuyuntsa

Tutto è iniziato nella comunità di Sapap. Grazie al capitano Dani, della compagnia aerea “Servicio Aéreo Morona” (SAM), i giovani sono giunti a Wachirpas. Da lì è stato un viaggio di quattro giorni lungo il fiume Pastaza, per raggiungere Andoas Nuevo e infine Kuyuntsa.

Per l’incontro i giovani indigeni sono stati accompagnati da tre Achuar dell’Ecuador: Gonzalo Sanchin Chapui, Marcial Chapui Kasap, animatori del Movimento Giovanile Salesiano, e Kashijint Kaisar Kinkias, ministro straordinario dell’Eucaristia.

A partire dall’8 luglio i giovani achuar partecipanti hanno visitate le diverse residenze. Marcial ha accompagnato le ragazze, Gonzalo i giovani, e Kashijint e il salesiano don Rogger hanno visitato le famiglie, portato l’Eucaristia e offerto la possibilità di accostarsi alla Riconciliazione – occasione colta anche da famiglie di altre comunità.

L’incontro vero e proprio è iniziato giovedì 10 luglio. Essendo la prima volta, c’era incertezza. Ma i precedenti incontri degli oratori achuar hanno aiutato: i giovani non avevano paura di partecipare, cantare e parlare in pubblico, sia in achuar, sia in spagnolo. E gli animatori della giornata sono stati insegnanti e promotori Achuar, con il supporto del coordinatore Cristóbal Machaca.

Il rapporto tra giovani ed educatori è andato oltre le differenze: i giovani si sono sentiti ascoltati e valorizzati.

I temi trattati riguardavano la diversità personale, la vita nelle residenze indigene, nella scuola e nella comunità. Con dinamiche, disegni, giochi, i ragazzi si sono espressi liberamente. Ci sono stati quiz, domande sulla storia, sulle materie e sull’oratorio salesiano e l’appuntamento ha avuto un forte impatto sulla vita di tutti i partecipanti.

La sera, Kashijint ha guidato le preghiere e sono stati proiettati video sulla realtà Achuar in Ecuador e Perù, tutti in lingua achuar.

Un momento speciale è stata la preghiera sulla tomba di don Bolla, e nella circostanza i giovani hanno cantato un canto che, secondo la tradizione, il sacerdote rivelò in sogno a un giovane achuar, oggi parte del canzoniere proprio della comunità indigena.

Circuiti di sfide, giochi e canzoni hanno rafforzato lo spirito dell’incontro, e nonostante il tempo limitato e i contrattempi, l’obiettivo è stato raggiunto. “Desideriamo ringraziare tutti coloro che lo hanno reso possibile. Con cuore grato, speriamo che questo non sia l’ultimo incontro dell’oratorio salesiano Achuar” hanno concluso infine gli organizzatori dell’evento.

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