Etiopia – 24 ore su 24 a scuola con i Salesiani. Così sono “rinati” i giovani a rischio durante il confinamento

24 Giugno 2020

(ANS – Addis Abeba) – L’Etiopia ha chiuso scuole e università per la pandemia tre mesi fa. Tutti a casa, anche gli insegnanti della scuola tecnica salesiana di Addis Abeba, cuore del “Bosco Children”, diretto da don Angelo Regazzo. Che però aveva un problema. Anzi, un centinaio. “Non potevamo rimandare in strada i ragazzi raccolti dalle strade di Addis Abeba, che non avevano ancora terminato il processo di riabilitazione per essere reintegrati nelle loro famiglie. Li avremmo persi”, spiega il salesiano, che ha optato per una scelta radicale. Lockdown generale: salesiani, ragazzi, cuoche, operatori sociali, guardiani e qualche operaio, tra cui l’autista. Tutti dentro.

“Proibito uscire e quei pochissimi che potevano uscire e rientrare, tra cui l’autista, dovevano disinfettarsi e lavarsi accuratamente al cancello d’entrata. In questo modo fino ad oggi siamo riusciti a rimanere sani, ma non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia” spiega.

Il confinamento al “Bosco Children” è stato organizzato in modo tale che i ragazzi fossero occupati 24 ore su 24: scuola, biblioteca, scuola di informatica, sport, lavoro manuale, proiezione di video educativi, competizioni di disegno, studio delle lingue.

“Col passare dei giorni alcuni ragazzi sono diventati nervosi e hanno chiesto di riunirsi alla loro famiglia o a qualche parente stretto. Dopo esserci ben informati presso chi andavano ad abitare, abbiamo dato loro il permesso. Sarebbero tornati ad emergenza finita”. Chi se ne è andato, ha ricevuto anche un aiuto economico, perché, commenta il sacerdote “le famiglie d’origine sono già molto povere”.

Ma la maggioranza ha preferito restare e affrontare una quarantena che è diventata da subito un’opportunità formativa. Intanto, fuori, il virus cresceva. Dopo un mese in cui sembrava che il Covid-19 disdegnasse l’Etiopia, secondo le statistiche ufficiali del 24 giugno, si contano 75 vittime e 4.848 contagi. Il governo ha deciso di non imporre il lockdown alla capitale, per evitare che la povertà portasse alla morte per fame nelle periferie ma alcune parti della metropoli sono state isolate e “purtroppo c’è una grande irresponsabilità da parte della gente che non mantiene le distanze fisiche e non porta la mascherina. La polizia ha cominciato ad arrestare e a dare multe salate” aggiunge il salesiano.

“Bosco Children” sta aiutando anche chi si trova fuori dal suo recinto. Migliaia di ragazzi di strada sono stati raccolti dalla Polizia federale in grandi Centri di Assistenza e vengono assistiti anche con gli aiuti raccolti da don Regazzo.

Ma il segno più forte è sicuramente la fabbrica di mascherine chirurgiche allestita nel laboratorio di sartoria. “Finora ne abbiamo fatte e distribuite circa 15mila. Ogni due o tre giorni il nostro autista con il camioncino porta tutta questa merce ai ragazzi di strada nei Centri di Assistenza e a tanti altri poveri. Abbiamo soccorso anche i ragazzi e le ragazze di strada della Prigione-Riformatorio che a causa del Covid-19 versano in condizioni di grande bisogno”.

Paolo Viana

Fonte: Avvenire

InfoANS

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