Uganda – Palabek: questo non è un campo per rifugiati

28 Settembre 2023

(ANS – Palabek) – Le strade rosse e asciutte dell’Uganda portano alla città di confine di Palabek. Durante la stagione delle piogge, queste stesse strade diventano fangose e viscide dopo poche ore di pioggia intensa, e anche i veicoli meglio equipaggiati a volte devono arrendersi alla natura. Lungo la strada, decine di bambini e donne trasportano l’acqua in taniche di plastica gialla, oppure ciotole con mazzi di banane. I residenti chiedono un passaggio salendo sul retro di un fuoristrada. Non è chiaro quali di loro provengano dall’Uganda e quali dal Sudan del Sud.

Palabek non è il tradizionale campo profughi africano traasmesso dai media, ma piuttosto un insediamento in cui convivono ugandesi locali del nord del Paese e nuovi arrivati provenienti soprattutto dal Sudan del Sud. L’area di confine è diventata la casa di oltre 70.000 rifugiati, il 60% dei quali ha meno di 13 anni. Gli abitanti di Palabek parlano la lingua acholi, che siano ugandesi, o del Sudan del Sud. Milton Obote, l’ex Presidente dell'Uganda, proveniva proprio dal popolo Acholi - è stato eletto due volte alla carica ed è considerato il “Padre dell’Indipendenza” dell’Uganda. L’insediamento è stato aperto nel 2016 in risposta alla crescente ondata di rifugiati sud-sudanesi in fuga dal brutale conflitto armato nel loro Paese. Il sito offre un rifugio sicuro a molte persone che hanno perso le loro case e i loro cari a causa di conflitti, violenze e persecuzioni.

I salesiani lavorano a Palabek dal 2017. Hanno istituito scuole, una parrocchia, costruito una chiesa e 17 cappelle nei villaggi vicini, aiutano nell'educazione, nella distribuzione di cibo e nel lavoro pastorale. Organizzano il tempo libero dei giovani attraverso lo sport e la musica e danno grande spazio all’educazione, anche attraverso un Centro di Formazione Professionale. L’educazione è uno degli strumenti più efficaci che i giovani rifugiati possono utilizzare per costruire il proprio futuro. “Rebuilding lives” (Ricostruire vite) è infatti la scritta sulle magliette dei ragazzi del CFP: i salesiani stanno aiutando a ricostruire vite distrutte dall’odio e dalla guerra.

Don Ubaldino Andrade SDB, che opera presso la missione, dice che a Palabek la lista delle sfide è molto lunga. “Abbiamo bisogno di più salesiani qui a lavorare. Molti giovani stanno crescendo senza le cure dei genitori che sono ritornati in Sudan del Sud. Lasciano i loro figli alle cure di altri, mettendo a rischio il loro sviluppo”, racconta.

Il salesiano spiega che i rifugiati vivono in estrema povertà, lavorando duramente ogni giorno per sopravvivere, mangiando pochissimo, a volte solo una volta al giorno. Molti minori sono costretti a lasciare la scuola per lavorare spaccando pietre, facendo carbone o raccogliendo legna da ardere, o nei campi, piantando mais o, ancora, occupandosi degli animali. I pochi che riescono ad andare a scuola devono percorrere lunghe distanze a piedi, a volte 10 o 15 chilometri ad andare e altrettanti a tornare, senza materiale didattico, né cibo. Molte ragazze rimangono incinte e abbandonano la scuola. Molti ragazzi diventano madri e padri in giovane età, senza mezzi di sostentamento, senza esperienza, senza lavoro.

L’Uganda è nota per la sua politica umanitaria e unica in materia di rifugiati. Il Paese accoglie i rifugiati a braccia aperte e concede loro il diritto al lavoro e alla libertà di movimento. Questo approccio differisce dalla situazione di molti altri Paesi, che spesso limitano il movimento e le opportunità di lavoro dei nuovi arrivati. Nonostante le difficili condizioni di vita e i traumi subiti, i rifugiati dell'insediamento di Palabek formano una comunità basata sul sostegno reciproco e sulla solidarietà. Le autorità locali e le ONG lavorano per garantire la sicurezza e mantenere la pace all’interno dell’insediamento. E merita di essere segnalato anche che i residenti dei villaggi e delle città circostanti spesso condividono le loro risorse con i rifugiati e li aiutano a integrarsi.

Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) relativi al 2022 in Uganda, attualmente ci sono quasi 1,5 milioni di rifugiati, di cui circa 70.000 vivono solo a Palabek. Provengono da diversi Paesi: Etiopia, Somalia, Congo, Rwanda, Burundi, Eritrea, Sudan e Sudan del Sud. L’83% di essi è composto da donne e bambini e il 25% è formato da giovani tra i 15 e i 24 anni.

Don Maciej Makula, SDB

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