di Gian Francesco Romano
“Dalla visita del Santo Padre abbiamo sentito soffiare un vento di cambiamento” affermava a marzo 2016 l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga. In effetti le elezioni presidenziali, per cui si temevano nuove violenze, si erano da poco concluse pacificamente.
Ma sul finire dell’estate gli scontri sono ripresi, particolarmente nelle zone centrali del paese, come nella città di Kaga Bandoro – lì dove fino a settembre 2015 ha servito come vescovo il salesiano mons. Albert Vanbuel, che è stato anche il fondatore delle due opere salesiane nel paese, nei quartieri Galabadja e Damala di Bangui.
Da metà settembre in poi non si contano infatti gli attacchi e le violenze perpetrati nella città e nei dintorni, tanto che il nuovo vescovo titolare, il francescano mons. Thaddée Kusy ha dovuto fare appello al neo-Presidente Touadéra e alle forze delle Nazioni Unite lì presenti (MINUSCA) per il ripristino delle condizioni per la pacifica convivenza: aggressioni e saccheggi in vari villaggi, ed anche, nello specifico, a diverse parrocchie; minacce e intimidazioni ad esponenti ecclesiastici e a personale delle organizzazioni umanitarie; fino a sparatorie ed omicidi che hanno portato alla morte di decine di persone.
L’ultimo episodio eclatante è avvenuto lo scorso 12 ottobre, quando il campo profughi situato nei pressi del Vescovado è stato devastato dai miliziani ex Seleka – gruppo formato per buona parte da mercenari stranieri – per rappresaglia, dato che uno dei combattenti era stato ucciso mentre cercava di rubare un gruppo elettrogeno. Il bilancio finale è stato di almeno 30 morti.
Oggi la Repubblica Centrafricana ha bisogno più che mai che torni a soffiare il vento della pace, che il “vento di cambiamento” portato dal Papa un anno fa non si arresti. Chissà se potrà giovare in tal senso la nomina a cardinale del giovane – appena 49 anni – mons. Nzapalainga, che rappresenta il primo cardinale per il paese, lui che in piena guerra civile non esitò ad attraversare in processione i posti di blocco sulla linea di fuoco tra gli opposti schieramenti.