RMG – Nel mondo i musei raccontano la storia del carisma salesiano

23 Maggio 2024

(ANS – Roma) – Dal 18 al 22 gennaio di quest’anno il Settore Missioni del Consiglio Generale dei Salesiani ha organizzato a Torino un incontro dedicato alla museografia salesiana. L’iniziativa ha dato l’opportunità di conoscere meglio questa presenza culturale sorprendentemente diffusa nel panorama delle presenze salesiane nel mondo. Un panorama che visto da Valdocco-Torino ripercorre la stessa storia del carisma salesiano.

Un museo – ha affermato don Alfred Maravilla, Consigliere responsabile del Settore – è una istituzione senza fine di lucro, al servizio della società che ricerca, colleziona, conserva, interpreta e mostra reperti materiali e immateriali. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei incoraggiano la diversità e la sostenibilità. Nello specifico – ha sottolineato Maraviglia – i musei missionari salesiani attenzionano la cultura originale dei popoli indigeni e incoraggiano la coscienza interculturale nei giovani aiutandoli a crescere nel mutuo rispetto dei popoli e nella scoperta dell’altro.

Ma dove e quali sono questi musei? È sufficiente un giro per accendere la curiosità degli appassionati. Guardando all’area italiana ed in particolare al Piemonte troviamo il Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco, sorto nel 1942, e il Museo di Storia Naturale avviato nel 1878 e sviluppatosi attorno alla scuola dell’Istituto torinese di Valsalice.

L’Europa salesiana offre a Lisbona, in Portogallo, presso la casa ispettoriale, e a Madrid, presso la Procura Missionaria, l’esposizione di alcune raccolte museali dedicate soprattutto alla cultura africana oltre che alla storia di alcuni missionari.

Ancora in Europa vanno segnalate alcune opere fra altre che pur non avendo particolari esposizioni rappresentano esse stesse un grande valore artistico e storico, come il Monastero benedettino di Ensdorf, attivo dal 1121 al 1802; l’Abazia di Benediktbeuren, in Germania, a un’ora di treno da Monaco. L’edificio in stile barocco domina l’omonimo lago dalla ricca fauna e flora, recentemente restaurato con opere adatte alla didattica dell’Ecologia. Da ricordare e visitare anche la Casa madre polacca ad Oswiecim con il Santuario di Maria Ausiliatrice.

In America Latina, dove il carisma di Don Bosco è stato ampiamente seminato, si segnalano una serie di musei e collezioni stimolanti per il loro valore antropologico, etnografico e storico. Del 1977 è il museo “Vicente Rasetto” di Huancayo in Perù. In Ecuador, a Quito, troviamo il Museo “Abya Yala”. Avviato nel 1957 è oggi attenzionato dall’UNESCO e da Centri di ricerca etnologica. Suo grande animatore è stato il cuneese don Juan Botasso, soprattutto per la produzione editoriale. Oggi ne è direttrice Nataly del Pilar che partecipando al convegno dei musei missionari salesiani, fra l’altro, ha auspicato una messa in rete dell’intera museografia salesiana.

In Cile va sottolineata la recente riapertura del Museo dedicato al cardinale Raul Silva Henriquez e la presenza nel Sud dell’importante museo “Maggiorino Borgatello”, con la storia degli Indios Mapuches e di altre tribù. A Puerto Ayacucho, in Venezuela, esiste il museo “Mons. Ceccarelli”.

Da ricordare sono le presenze museali in Argentina ed in Brasile. Proprio in Argentina, dove si possono consultare i ricchi archivi e i documenti dello storico don Gaetano Bruno, e non solo, troviamo il Museo Regionale di Rawson, nella provincia del Chubut, con raccolte precolombiane e un fondo di oltre 500 ceramiche appartenenti ai popoli nativi. A San Nicolás de Los Arroyos è possibile visitare il Museo “Antonio Scasso” e a San Josè quello voluto dalla Famiglia Gentilini attorno alla scuola agropecuaria. Un must rappresenta in terra patagonica il Museo Historico e Naturale dedicato al vescovo ed esploratore monsignor Giuseppe Fagnano, iniziato nel 1913. Qui è possibile conoscere l’opera dei primi missionari salesiani, con Alberto De Agostini fra questi, che seppero unire evangelizzazione e cultura.

Il Brasile offre due preziose opportunità. Una è a San Paolo, presso la Casa ispettoriale, ed è dedicata alla storia salesiana in quel Paese, e l’altra a Campo Grande. Quest’ultima è attenzionata dall’UNESCO e fra l’altro ha ricevuto anche l’emissione di un francobollo in occasione del suo settantesimo di fondazione. In questo museo si sono impegnati don Cesare Albisetti, l’indigeno bororo Tiago Marques, don Angelo Venturelli (“colui che riuscì a trasformare i manoscritti di don Albisetti in quella che oggi è l’Enciclopedia Bororo”), don Felice Zavattaro e don João Falco, che impresse al museo i suoi tratti fondamentali.

Dal Brasile, dove san Giovanni Bosco, nella capitale Brasilia, ha il più bel tempio a lui dedicato, torniamo a Torino, dove non si può non scrivere del rinnovato Museo “Casa Don Bosco” di Valdocco. Qui tutto un edificio è stato rifatto con la regia degli architetti Sergio Sabbadini e Massimo Chiappetta: una superficie complessiva di circa 4mila metri quadrati e ben 27 spazi espositivi. Il forte restauro conservativo ha portato a scoprire gli spazi dove operarono Don Bosco, Mamma Margherita, Don Rua ai primordi dell’Oratorio in continuità con la cameretta dove il Santo passò in Paradiso.

«Qui, in questi ambienti – ha detto il Cardinale e Rettor Maggiore, Ángel Fernández Artime, che ha voluto fortemente il rinnovamento di questi spazi – è nata una pedagogia che ha cambiato la vita dei ragazzi di Don Bosco; qui sono passate undici persone che oggi la Chiesa riconosce come venerabili, beati e santi: questo vuol dire che Valdocco è stata una scuola di umanità e di santità e noi vogliamo trasmettere questo patrimonio al mondo”. E ancora in questo Museo, prosegue il Rettor Maggiore, “non ci sono solo i Salesiani, ma tanti exallievi di un’incredibile capacità sociale, alcuni martiri che hanno segnato con la vita e il sangue questi ideali, tante donne consacrate e laiche”.

Il Museo ha una direttrice nella dottoressa Ana Martín García e un drappello di guide volontarie pronti ad accompagnare il sempre crescente numero di visitatori. In realtà visitando questi ambienti con il loro mix fatto di oggetti e arte religiosa, quadrerie e carte geografiche, statue, scritti e collezioni varie si ha la sensazione di attraversare non una memoria passata, ma le vicende di un carisma attuale.

Don Giuseppe Costa, SDB

Co-portavoce della Congregazione Salesiana

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