Brasile – Migliaia di persone marciano per la giustizia climatica, a conclusione della prima settimana della COP30

17 Novembre 2025

(ANS Belém) – La prima settimana della COP30, attualmente in corso a Belém, in Brasile, si è conclusa sabato 15 novembre 2025 con migliaia di persone che hanno marciato per le strade della città amazzonica in un’imponente manifestazione per invocare la giustizia climatica. Il corteo ha riunito membri delle comunità indigene, organizzazioni della società civile e attivisti ambientali in una delle mobilitazioni pubbliche più significative della conferenza.

Un momento storico per la democrazia climatica

Don Mathew Thomas, rappresentante dei Salesiani di Don Bosco presso le Nazioni Unite e partecipante alla COP30, ha descritto l’evento come uno dei momenti salienti della prima settimana. “È stato come vedere la storia mentre si faceva. La COP30 di Belém si sta distinguendo: senza scuse, è molto più viva delle precedenti in Azerbaigian e Dubai”, ha affermato. “Le strade di Belém pulsavano di canti, slogan, cori, preghiere e dei vivaci colori della speranza, mentre migliaia di persone si univano alla marcia per la giustizia climatica. È stata democrazia in movimento, libertà vissuta ad alta voce”.

L’atmosfera della marcia rifletteva un allontanamento dagli ambienti più controllati delle precedenti conferenze sul clima, iniettando energia e l’urgenza della base nei lavori della COP30.

Una voce non filtrata dalla società civile

Don Silvio Torres, dell’Ispettoria dell’Argentina Nord (ARN) e presente anche alla COP30, ha sottolineato che la marcia non rientra nell’agenda ufficiale della conferenza, bensì è un’iniziativa spontanea nata dai partecipanti della società civile. “Quello che è successo non era un programma ufficiale elaborato dagli organizzatori della COP30. Era la voce della società civile, non filtrata, ma assolutamente inevitabile. Era ciò che la gente aveva bisogno di dire, ciò su cui continuava a insistere e ciò che dichiarava coraggiosamente affinché il mondo lo ascoltasse. La marcia stessa è stata una forma di negoziazione, un potente tentativo di dare forma agli accordi, agli impegni e ai risultati emersi dalla COP30”. Questa distinzione ha sottolineato la tensione che spesso esiste nelle conferenze internazionali sul clima tra i processi diplomatici ufficiali e le richieste delle persone più colpite dal cambiamento climatico.

Una coalizione di voci, dalle periferie al centro

La marcia ha visto la partecipazione di una straordinaria coalizione di partecipanti eterogenei. “Comunità ecumeniche, associazioni multireligiose, popoli indigeni, giovani, anziani, attivisti e alleati provenienti da tutti i continenti: c’erano tutti”, ha detto don Torres. “Sembrava che coloro che erano stati a lungo relegati ai margini si fossero riversati al centro, trasformando le strade in un palcoscenico globale”.

La presenza delle comunità indigene è stata particolarmente significativa, dato che la COP30 si sta svolgendo nel cuore dell’Amazzonia, patria di numerosi popoli indigeni che sono stati in prima linea nella tutela ambientale, ma che allo stesso tempo si trovano ad affrontare minacce ai loro territori e al loro stile di vita.

Una richiesta non negoziabile

Il messaggio della marcia è stato inequivocabile. “Le voci della gente comune devono essere ascoltate. I risultati della COP30 devono includere le richieste della società civile”, ha dichiarato don Mathew Thomas. “La giustizia climatica non è un'opzione; è una richiesta non negoziabile che la COP30 deve soddisfare”.

Questo appello alla giustizia climatica comprende molteplici dimensioni: equa distribuzione dei finanziamenti per il clima; riconoscimento della responsabilità storica per le emissioni; protezione delle comunità vulnerabili; e inclusione delle voci di chi si trova in prima linea nei processi decisionali.

Presenza salesiana e strade da percorrere

Don Thomas, don Torres e Camila de Paula, dell’Ispettoria di Brasile-Belo Horizonte (BBH) hanno rappresentato la “Don Bosco Green Alliance” alla COP30. La loro partecipazione riflette l’impegno salesiano nella gestione ambientale e nella difesa dei poveri e degli emarginati, che sopportano il peso sproporzionato dei cambiamenti climatici, nonostante contribuiscano meno alla crisi.

La conferenza entra ora nella sua seconda e ultima settimana, durante la quale verranno negoziate e finalizzate le decisioni cruciali. Questi risultati avranno implicazioni di vasta portata per la politica climatica, la cooperazione internazionale e il futuro delle comunità di tutto il mondo, in particolare quelle delle regioni vulnerabili come il bacino amazzonico. Le strade di Belém hanno chiarito che qualsiasi accordo raggiunto deve rispondere alle urgenti richieste di giustizia da parte di coloro che sono in prima linea nella crisi climatica. Resta da vedere se i lavori ufficiali riusciranno a soddisfare queste richieste, mentre la conferenza si avvia verso la sua conclusione.

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