Nel prosieguo della solenne celebrazione, iniziata alle ore 10:35 (UTC+2), il Santo Padre ha sviluppato ulteriormente il suo pensiero, a partire dalla Liturgia del giorno, e dall’invito di Gesù a “chiedere”, “cercare” e “bussare” (Lc 11,9). Così ha sviluppato un parallelismo tra i tre verbi e i voti dei consacrati:
- “chiedere, infatti, è riconoscere, nella povertà, che tutto è dono del Signore e di tutto rendere grazie”;
- “cercare è aprirsi, nell’obbedienza, a scoprire ogni giorno la via da seguire nel cammino della santità”, secondo i disegni di Dio;
- “bussare, infine, è domandare e offrire ai fratelli i doni ricevuti con cuore casto, sforzandosi di amare tutti con rispetto e gratuità”.
Leone XIV ha poi invitato i consacrati – religiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo Virginum, eremiti, membri appartenenti alle “Nuove Forme” di vita consacrata – a fare memoria di quanto e di come l’amore di Dio abbia agito nella loro storia di vita e nei rispettivi istituti e congregazioni, consapevoli che anche attraverso le “vie più difficili da capire, magari attraverso il crogiolo misterioso della sofferenza” non è mai mancato “l’abbraccio di quella bontà paterna che caratterizza il suo agire in noi e, attraverso di noi, per il bene della Chiesa”.
Attingendo alla propria spiritualità, il Pontefice ha poi citato Sant’Agostino per provare ad esprimere l’indescrivibile bellezza e la centralità di Dio nella vita dei consacrati. “Per voi, per noi, il Signore è tutto! (…) Senza Lui nulla esiste, nulla ha senso, nulla vale”. Una relazione, quella con Dio, che non deve spaventare i consacrati, perché non è mai così totalizzante da annullare l’umano, da tralasciare i fratelli, o da non lasciare spazio per la missione e l’apostolato. Lo ha chiarito ancora bene il Santo Padre quando ha spiegato: “Del resto la storia ci insegna che da un’autentica esperienza di Dio scaturiscono sempre slanci generosi di carità, come è avvenuto nella vita dei vostri fondatori e fondatrici, uomini e donne innamorati del Signore e per questo pronti a farsi «tutto per tutti» (1Cor 9,22), senza distinzioni, nei modi e negli ambiti più diversi”.
Al mondo di oggi, scettico verso le ideologie, frastornato dalla velocità delle informazioni e dei cambiamenti, spesso attratto da mode passeggere ed effimere, i religiosi ricordano che “per essere veramente felice, l’uomo ha bisogno (…) di esperienze d’amore consistenti, durature, solide; e voi, coll’esempio della vostra vita consacrata, come gli alberi rigogliosi di cui abbiamo cantato nel Salmo responsoriale” (“che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai”, NdR – Sal, 1).
Da ultimo, il Papa ha rimarcato anche la dimensione escatologica della Vita Consacrata, richiamando all’attenzione di tutti il fatto che, come affermato dal Concilio Vaticano II, religiosi e religiose sono “testimoni dei ‘beni futuri’”, in grado di far alzare lo sguardo verso un l’orizzonte eterno che trascende le realtà di questo mondo.
Concludendo l’omelia, il Pontefice ha dunque fatto sue le parole del suo predecessore San Paolo VI, per esortare i consacrati a “conservare la semplicità dei ‘più piccoli’ del Vangelo. Siate veramente poveri, miti, affamati di santità, misericordiosi, puri di cuore, quelli grazie ai quali il mondo conoscerà la pace di Dio”.
Pur terminata la Messa con il Pontefice, momento culminante del Giubileo della Vita Consacrata, il programma di quest’evento prevede ancora con diversi altri appuntamenti per tutta la città di Roma fino a domenica 12 ottobre 2025.
