Spagna – Mamma Margherita e l’etica della cura
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25 Novembre 2025

(ANS – Madrid) – Ogni 25 novembre la Famiglia Salesiana ricorda Mamma Margherita, così conosciuta da centinaia di minori da quando aiutava suo figlio, Don Bosco, agli inizi dell’Oratorio di Valdocco. Dichiarata Venerabile da Papa Benedetto XVI nel 2006, la madre del fondatore dei Salesiani fu, senza saperlo, la prima cooperatrice dell’opera educativa dei Salesiani, i quali da parte loro riconoscono senza esitazioni che la Congregazione è nata anche grazie al suo fondamentale accompagnamento e al suo speciale contributo al Sistema Preventivo.

Sulla figura di Mamma Margherita e sul suo stile educativo fatto di prossimità e attenzione individuale, il salesiano spagnolo don Jesús Rojano Martínez ha scritto quest’estate un articolo molto attuale, che oggi riportiamo qui su ANS.

A partire dal 1980 si è cominciato a parlare della cosiddetta “etica della cura”, grazie a un libro della psicologa e filosofa statunitense Carol Gilligan. Secondo lei, le donne privilegiano i legami con gli altri, le responsabilità nella cura rispetto all’adempimento astratto dei doveri e all’esercizio dei diritti, che sarebbe la caratteristica principale dell’approccio maschile alle norme morali ed etiche (“etica della giustizia”).

Un esempio classico è il cosiddetto “Dilemma di Heinz”, ideato dallo psicologo dell’educazione Lawrence Kohlberg: si può rubare una medicina per salvare la vita di una persona?:

“La moglie di Heinz stava per morire e la sua unica speranza era una medicina scoperta da un farmacista, che la vendeva a un prezzo esorbitante. La produzione del medicinale costava 200 dollari, ma il farmacista lo vendeva a 2000. Heinz riuscì a racimolare solo 1.000 dollari. Offrì questa somma al farmacista e, quando questi rifiutò la sua offerta, Heinz disse che avrebbe pagato il resto in seguito. Tuttavia, il farmacista rifiutò. Nella sua disperazione, Heinz pensò di rubare il medicinale. Sarebbe stato sbagliato farlo?”

Il dilemma è stato presentato a bambini e bambine di 11 anni. I ragazzi hanno applicato principi generali di giustizia: alcuni hanno concluso che non si può mai rubare; e altri che sarebbe giusto rubarlo perché il valore della vita di una persona è superiore a 1000 dollari. Le ragazze si sono basate su ragioni più emotive e si sono preoccupate della situazione di ogni persona. Una di loro ha detto: “È meglio che parlino e risolvano la questione, perché se lo ruba potrebbe finire in prigione e nessuno si prenderebbe cura di sua moglie”.

Secondo Virginia Held, “l’attenzione, l’empatia, il sentire con gli altri, l’essere sensibili ai sentimenti degli altri possono essere guide migliori a ciò che la morale richiede in contesti reali rispetto a quelle che possono essere le regole astratte della ragione o del calcolo razionale, o almeno possono essere componenti necessarie di una morale adeguata”.

Don Bosco non aveva mai sentito parlare di “etica della cura” (ci sarebbe voluto ancora un secolo prima che venisse coniata quest’espressione), ma sapeva bene come prendersi cura dei suoi giovani e dei primi salesiani. A mio avviso, in questo imparò molto da sua madre. Probabilmente Mamma Margherita, oltre a prendersi cura e a crescere da sola i propri figli, e più tardi quelli dell’Oratorio di Torino, applicò questa mentalità mediatrice “di cura” anche nel conflitto tra suo figlio Giovanni e il suo fratellastro Antonio, cercando di non danneggiare nessuno dei due.

Lo stesso Papa Francesco l’aveva compreso molto bene e nel suo discorso ai Salesiani del Capitolo Generale del 2020, disse: “Che ne sarebbe di Valdocco senza la presenza di Mamma Margherita? Sarebbero state possibili le vostre case senza questa donna di fede?  [...]. Senza una presenza reale, effettiva ed affettiva delle donne, le vostre opere mancherebbero del coraggio e della capacità di declinare la presenza come ospitalità, come casa”.

Fonte: Salesianos.info

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