Argentina – Un papà come San Giuseppe
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23 Giugno 2021

(ANS – Buenos Aires) – Nel Vangelo secondo Luca, la prime e ultime parole che Gesù pronuncia durante la sua vita si riferiscono al Padre (2,49; 23,46). Non c’è da meravigliarsi: i due hanno un rapporto speciale! Lui è “il” Figlio (Mt 11,27; Mc 13,32; Lc 10,22; Gv 5,19) e il Padre è “suo” (Mt 16,17; Lc 22,29; Gv 5,17). Cristo è così sicuro di essere il Figlio unico, amato e scelto dal Padre (Mt 3,17; Mc 1,11; Lc 3,22; Gv 10,17) che, con insolita familiarità, lo chiama “Abbà” (Mc 14,36): “Papà”.

Questo lo sappiamo. Ma riflettiamo insieme su un dettaglio. Come ogni altro bambino che cresce (Lc 2,52), Gesù non avrebbe imparato cos’è un padre, come parlargli e ascoltarlo, come rispettarlo e fidarsi di lui... Se non fosse stato per San Giuseppe. O chi altri crediamo che il bambino Gesù abbia chiamato “Abbà” per la prima volta? Non gli avrà obbedito (Lc 2,51)? Non era forse al suo fianco per imparare un mestiere (Mc 6,3)? Quindi, se con il “sì” di Maria (Lc 1,38) Gesù ha avuto una madre, con il “sì” di Giuseppe (Mt 1,24) Gesù ha avuto anche un padre con cui ha imparato umanamente ad essere figlio.

Per certo Giuseppe ha potuto svolgere l’alta missione di innalzare Gesù grazie a un dono speciale del Padre celeste (Ef 3,15). Ma non è meno certo che egli ci mise tutto se stesso: grazie alla sua fedeltà alla missione affidatagli, Gesù poté vedere riflesso in Giuseppe quel Padre che sa di cosa ha bisogno suo figlio prima che questi lo chieda (Mt 6,8-32; 7,11).

“Anch’io sono stato un figlio per mio padre” (Pro 4,3)

Dobbiamo ammettere che sappiamo poco di San Giuseppe. Secondo i Vangeli, era un discendente di Davide (Mt 1,20; Lc 1,27; 2,4). Era fidanzato e sposò Maria (Mt 1,18-19,24-25; Lc 1,27). Senza averlo concepito (Mt 1,20), fu padre di Gesù (Mt 1,16-25; Lc 2,51; 3,23) e un testimone privilegiato dei suoi inizi (Lc 2,16; Mt 2,1-12). Lavorò come falegname (Mt 13,55; Mc 6,3) ed emigrò con la sua famiglia (Mt 2,13-15). Era un uomo giusto (Mt 1,19) e un pio ebreo (Lc 2,21-22,39,41-50) che Dio guidò, nei momenti decisivi della sua vita, attraverso i sogni (Mt 1,20; 2,13,19,22). Ma forse ciò che più ci stupisce è che, a differenza di altre figure evangeliche, non abbiamo una sola parola pronunciata da lui. Di Maria abbiamo cinque brevi frasi e un inno. Di Giuseppe, nulla. Lui così silenzioso… e pensare che il figlio è divenuto un predicatore!

Nella sua lettera apostolica Patris corde (8 dicembre 2020), Papa Francesco si unisce a quei Papi che hanno riflettuto sul ruolo centrale di Giuseppe nella storia della salvezza. E, nel suo messaggio, condivide con noi alcune intuizioni su che tipo di padre fu il custode del Redentore. Non ho intenzione di ripeterli; vi invito a leggerli. Ma vorrei farvi notare una cosa: se in questo santo uomo tutti possiamo trovare un esempio, un intercessore, un sostegno o una guida… Tanto più i papà!

Alla ricerca di padri

La paternità è un argomento di grande interesse per Papa Francesco. In primo luogo, perché padre non si nasce, lo si diventa. E oggi imparare ad essere padre è complicato. In secondo luogo, perché i bambini spesso sentono di non avere dei padri, anche se li hanno. I numeri 176-177 di Amoris Laetitia parlano di questo: in molte società, la figura del padre è simbolicamente deviata o sbiadita; la sua autorità è guardata con sospetto; la sua virilità è messa in discussione; il suo ruolo è delegittimato.

In questo contesto, come dice lo psicoanalista Massimo Recalcati nel suo libro Il complesso di Telemaco, è urgente recuperare la figura del padre. Non si tratta del “padre-padrone”, autoritario o censorio, ma del “padre-testimone”, una presenza maschile chiara e definita che, insieme alla madre, è vicina ai figli nella loro crescita, mostra loro gli orizzonti, li accompagna con amore e fermezza, e si assume la responsabilità di trasmettere loro un’eredità di vita e di fede. Il Papa lo ripete nella sua lettera: “il mondo ha bisogno di padri”. E aggiunge: “anche la Chiesa”. In questo Anno a lui dedicato, che San Giuseppe ci aiuti a trovare queste figure paterne di cui abbiamo bisogno.

Don Gustavo Cavagnari, SDB

Fonte: Bollettino Salesiano dell’Argentina

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