Di questo progetto ne ha parlato anche l’“Osservatore Romano”, in un articolo a firma di Igor Traboni, che si riporta di seguito.
Sono migliaia i bambini che in Niger hanno dovuto abbandonare tutto a causa della violenza dei gruppi armati che da anni stanno mettendo a ferro e a fuoco il Paese africano. Hanno lasciato case, scuole, giochi, amici, ma di nuovi amici ne stanno trovando in Italia, nelle scuole dei salesiani, grazie al contest «Sognati da grande» — organizzato dalla Fondazione Don Bosco e giunto alla seconda edizione — che ha deciso un gemellaggio solidale per sostenere l’opera di Niamey, dove i figli di san Giovanni Bosco aiutano per l’appunto bambini e ragazzi che cercano di sfuggire alla violenza delle bande.
Un fumetto, un disegno, un videogioco per tendere una mano verso i coetanei nigerini e dare loro speranza, attraverso la creatività. Allo stesso tempo il progetto punta ad accendere i riflettori sull’opera dei salesiani nel Paese africano, affinché possa anche essere sostenuta dalle scuole aderenti al contest che lo desiderano.
Nella capitale Niamey, così come a Makalonde e a Torodi dove sono presenti i missionari, arrivano sempre più numerosi bambini rimasti soli, senza i genitori che si prendano cura di loro. Ecco allora che i quattro confratelli salesiani presenti in questa missione, non lontana dal grande fiume che dà il nome alla nazione, offrono protezione ma anche cure mediche, beni di prima necessità, una scuola, un sostegno ai più grandi per trovare lavoro, per far sì che questi sfollati tornino a essere ciò che meritano di essere: persone con un sogno da realizzare.
Nel concreto, il progetto che «Sognati da grande» andrà a sostenere riguarda il supporto educativo per almeno 500 bambini e ragazzi non accompagnati, di età compresa tra 10 e 15 anni. Servono attrezzature di base per 16 aule, kit scolastici, una mensa scolastica da garantire per almeno otto mesi — compresa una giusta alimentazione per 100 bambini più vulnerabili — assistenza sanitaria, oltre a organizzare degli oratori, secondo il sogno di don Bosco.
L’anno scorso l’iniziativa ha coinvolto oltre 350 studenti di tutta Italia, da Milano a Messina, da Roma a Palermo, dal Trentino al Piemonte. Per la nuova edizione le iscrizioni delle scuole si chiuderanno a fine mese, ma i partecipanti dovrebbero essere ancora più numerosi, impegnati in questo gemellaggio solidale con un tema, la pace, a far da sfondo.
«Agli studenti — illustra Monia Napolitano, responsabile del fundraising della Fondazione Don Bosco nel Mondo e referente di progetto per le scuole — chiediamo di cimentarsi in varie attività creative: un testo, un disegno, un fumetto o anche, novità assoluta di questa edizione, un’idea di videogioco, per raccontare quello che è il loro sogno».
Gli studenti sono suddivisi tra “sognatori emergenti” (9-12 anni), “sognatori assoluti” (13-15 anni) e “sognatori affermati” (16-18 anni).
«Andiamo nelle scuole anche per sensibilizzare i ragazzi rispetto al lavoro che la Fondazione fa in tutto il mondo, mettendoli davanti alle difficoltà e alle differenze che ci sono tra loro e i coetanei meno fortunati, raccontando e attualizzando il sogno di don Bosco, invitandoli a chiedersi: Chi sono oggi? Chi voglio essere domani?», prosegue Napolitano.
Nell’esperienza della prima edizione è stato molto interessante scoprire che gli insegnanti hanno utilizzato quanto emerso dal contest anche come chiave di coinvolgimento e relazione tra i ragazzi, creando coesione.
«Il titolo del contest — continua Napolitano — è sempre Sognati da grande, ma ogni volta lo accompagneremo a un tema particolare che quest’anno sarà Fai pace.
Un tema molto sentito e attuale, con l’obiettivo di far raccontare ai ragazzi la loro idea di pace, non soltanto come valore universale ma anche nella quotidianità, nelle città e nei quartieri dove vivono, con i compagni di scuola e gli amici di giochi. Chiederemo loro di rispondere alla semplice domanda: Cos’è la pace per te? e di farlo in maniera creativa.
Vorremmo insomma creare un ponte tra la quotidianità dei nostri giovani e quella dei giovani di un Paese come il Niger, in condizioni di grande fragilità.»
Si torna così all’essenza del gemellaggio solidale di quest’anno, in vista del quale gli operatori della Fondazione andranno nelle scuole salesiane per far passare il messaggio anche e soprattutto a livello di sensibilizzazione verso certi temi, non solo come raccolta di fondi a sostegno della missione in Niger.
«Quest’anno — aggiunge Napolitano — dopo una prima selezione iniziale, nella seconda fase del contest, a febbraio 2026, i vincitori verranno decisi da una votazione popolare online, e chi vorrà potrà fare anche una donazione per sostenere questa opera della Fondazione Don Bosco.»
La Fondazione Don Bosco nel Mondo, attiva da un quarto di secolo come diretta emanazione della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, traduce in opere il carisma del sacerdote piemontese prendendosi cura dei giovani in stato di necessità in ogni parte del mondo.
Attualmente sostiene progetti in 138 nazioni, fornendo istruzione e formazione professionale, aiutando a sconfiggere la povertà e perseguendo uno sviluppo sostenibile.
Tutti impegni che non possono non passare anche attraverso la fine delle guerre, per far sì che i bambini del Niger non siano costretti a fuggire.
Al riguardo, Alberto Rodríguez Mármol, presidente della Fondazione Don Bosco nel Mondo, osserva:
«In questo momento è fondamentale parlare di pace e farlo nelle scuole è diventato un dovere. Tutto sembra dominato da una logica conflittuale: dalla politica ai mezzi di comunicazione, fino all’economia, ogni differenza diventa occasione di scontro. La polarizzazione ha pervaso tutto: a volte persino il proprio senso di sé sembra fondarsi sull’essere contro qualcuno o qualcosa. È importante tornare a parlare di pace come stile di vita e di relazione con il prossimo. È urgente riscoprire parole come mediazione, dialogo, incontro; ritrovare il valore profondo del riconoscimento reciproco delle ragioni dell’altro. Come salesiani, sentiamo il dovere di partire dalle scuole, perché è solo lì che può nascere il cambiamento dei cuori e delle intelligenze.
La pace è parte viva della proposta educativo-pastorale salesiana, perché crediamo che attraverso l’educazione ogni ferita dell’umano possa trovare una via di cura».
Fonte: Osservatore Romano
