Iraq – Papa Francesco: “Dio è misericordioso e l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello”

08 Marzo 2021
Foto ©: Vatican Media

(ANS – Baghdad) – Un viaggio per portare speranza ad un intero popolo; un viaggio alle radici delle religioni abramitiche; un viaggio per ribadire il valore della fratellanza tra tutte le genti: sono tante le letture che si possono dare al viaggio di Papa Francesco in Iraq. Poco più di tre giorni, ma che resteranno scolpiti nella storia del Paese, del Pontificato di Papa Francesco e nella sua vita personale. Come ha detto salutando la folla allo stadio “Franso Hariri” di Erbil: “l’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore”.

Da pastore della Chiesa universale, nel primo incontro pubblico, quello con i vescovi, il clero e le comunità religiose irachene, venerdì 5, a Baghdad, il Santo Padre ha ringraziato vescovi e sacerdoti per essere rimasti vicini al loro popolo nonostante gli ultimi decenni di sofferenze e prove. Quindi, li ha incoraggiati a perseverare in quest’impegno, “al fine di garantire che la Comunità cattolica in Iraq, sebbene piccola come un granello di senape (cfr. Mt 13,31-32), continui ad arricchire il cammino del Paese nel suo insieme”. Parole che assumono ancor più valore se si ricorda dove sono state pronunciate: la Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza”, dove, nel 2010, morirono in un attentato 48 fedeli.

Il giorno seguente, raggiunta la Piana di Ur, la terra di Abramo – riconosciuto come “padre” dalle tre religioni monoteistiche – il Pontefice ha inviato un messaggio di unità e di spiritualità, ma anche di concretezza. Infatti, ha sintetizzato il suo messaggio nel motto: “Guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra”. Per questo ha sottolineato che nel mondo d’oggi, “che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità”, e ha ricordato al contempo che “Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello”.

Ieri, domenica 7 marzo, il Papa ha visitato la Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno, spostandosi tra Mosul, Quaraqosh e Erbil: tre luoghi chiave, investiti in maniera diversa dall’onda del delirio fondamentalista.

A Mosul il Pontefice ha letto la preghiera di suffragio per le vittime della guerra, e ha supplicato Dio anche perché “quanti hanno fatto del male ai loro fratelli e alle loro sorelle si ravvedano, toccati dalla potenza della tua misericordia”.

A Qaraqosh, accolto da una folla festante, ha rincuorato i cristiani con parole di fede: “Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi totalmente alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli. Non siete soli. La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta”.

Infine, nello stadio di Erbil, il Papa ha presieduto la liturgia eucaristica davanti a 10mila fedeli. Ricordando le tante ferite che hanno segnato tutto il Paese, in generale, e la comunità cristiana nello specifico, ha indicato nuovamente la via da seguire: “Gesù ci mostra la via di Dio, quella che Lui ha percorso e sulla quale ci chiama a seguirlo… Ci invia, non a fare proselitismo, ma come suoi discepoli missionari, uomini e donne chiamati a testimoniare che il Vangelo ha il potere di cambiare la vita”.

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