RMG – La devozione di Don Bosco al Sacro Cuore di Gesù: “Il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria”

20 Giugno 2025

(ANS – Roma) – Nell’articolo del Bollettino Salesiano del maggio 1886 dedicato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, l’oggetto della riflessione non poteva che essere il Cuore Immacolato di Maria. L’esegesi unisce così in sé due temi centrali della spiritualità donboschiana, conducendo il lettore in un viaggio di approfondimento e comprensione delle poche differenze e delle molte somiglianze nel culto e nella venerazione che si devono all’uno e all’altro.

Con l’arrivo del mese di maggio, tradizionalmente dedicato a Maria, l’autore dell’articolo, don Giovanni Bonetti, propone una profonda riflessione sul legame spirituale e teologico tra il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria. Il testo si apre con una suggestiva introduzione poetica che paragona Maria all’aurora, figura di purezza e speranza. Da qui prende avvio una meditazione sul valore del culto rivolto a entrambi i Cuori, visti come inseparabili nell’unica missione di salvataggio dell’umanità, così come nella partecipazione al dolore umano.

Il Cuore di Gesù e quello di Maria sono presentati come uniti da un legame unico, fatto di consonanza, amore e compartecipazione nel sacrificio della Croce. “Certo tra il Cuor di Gesù e il Cuor di Maria esiste una cotal relazione e somiglianza di natura, regna una cotal intimità d’intelligenza e di amore, quanta non si potrebbe concepire né maggiore, né più perfetta” viene affermato.

L’autore sottolinea la grandezza sovrumana e al tempo stesso pienamente umana di questi due Cuori: purissimi, non toccati dal peccato, immensi nell’amore e nel dolore. La loro intima unione, secondo la dottrina cristiana, si riflette anche nell’analoga evoluzione storica del culto che a essi è stato riservato, sebbene con una distinzione formale. Al Cuore di Gesù si tributa un culto di “latria”, cioè di piena adorazione, riservata solo a Dio; mentre al Cuore di Maria si rende un culto di “iperdulia”, superiore a quello dei Santi e degli Angeli, ma pur sempre riferito a una creatura.

La nascita dei due culti viene fatta rinvenire alla Francia del XVII secolo, con due figure umili e devote: santa Margherita Maria Alacoque per il Sacro Cuore di Gesù, e san Giovanni Eudes per il Cuore di Maria. In un’epoca segnata dall’inizio della decadenza morale e religiosa dell’Europa, queste due devozioni si diffusero progressivamente per restaurare il legame tra natura e soprannaturale, tra umanità e divinità.

Significativa, sia per l’eleganza stilistica, sia per la popolarità del riferimento, la similitudine con il fiume Nilo, di cui non da molto erano state individuate le sorgenti: come quel corso d’acqua ingrossa a poco a poco e rende immensamente fertili le terre in cui scorre, così queste due devozioni risanano e beneficiano quanti vi entrano in contatto.

Nella seconda parte dello scritto la riflessione si concentra nella denuncia delle opposizioni che queste devozioni hanno incontrato, fin dalle origini, da parte di correnti come il Giansenismo e più in generale da intellettuali razionalisti e anticlericali. Tali avversari accusavano queste forme di pietà di idolatria, misconoscendo la precisione dottrinale e l’equilibrio del culto cristiano.

Ma a questa ostilità non devono scoraggiare i fedeli: essi, anzitutto, sono quasi la prova della veridicità e della fondatezza di tali devozioni, giacché le difficoltà, osserva l’autore, sorgono “tanto più fiere, quanto maggiore è il bene che mirano a combattere”; e, in secondo luogo, ad esse bisogna rispondere con un’unione ancora più stretta, perché, se i nemici di Dio attaccano insieme le due devozioni, i fedeli devono celebrarle congiuntamente, riconoscendone l’unità e la complementarietà.

Se qualcosa di buono può essere ricavato da queste ostilità è però una maggiore considerazione del ruolo di Maria e del suo Cuore Immacolato come opportuna mediazione verso Gesù e il suo Sacro Cuore. Ella è la strada, lo “specchio” che riflette i raggi del Figlio, è l’“ostensorio” che lo mostra: attraverso il suo Cuore si può giungere a contemplare i tesori nascosti nel Cuore di Gesù.

Nella conclusione l’autore invita i fedeli a rivolgersi a lei con particolare fervore nel mese mariano, perché interceda per l’umanità, affretti la consacrazione della Chiesa al Cuore di Gesù al Castro Pretorio in Roma e sigilli per sempre l’unione tra le due devozioni. Il testo si chiude evocando i templi salesiani di Roma e Torino, simboli del Sacro Cuore e di Maria Ausiliatrice, come eterni monumenti della fede e della carità.

Il testo completo dell’articolo scritto per il Bollettino Salesiano del 1886 è disponibile nella versione originale dell’italiano dell’epoca, a fondo pagina.

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