Kenya – Giovani allievi salesiani belgi in missione umanitaria tra i ragazzi di strada

14 Marzo 2025

(ANS – Mombasa) – Osservare, conoscere, imparare e così poi sostenere e accompagnare i minori di strada in Kenya: è questa la missione in cui si sono lasciati coinvolgere, con grande entusiasmo, una decina di giovani belgi, allievi salesiani nelle presenze dell’Ispettoria “San Giovanni Berchmans” di Belgio Nord e Olanda (BEN).

Dal 25 febbraio al 6 marzo, dieci giovani che frequentano la casa salesiana “Don Bosco” di Hechtel, in Belgio, sono partiti per un viaggio immersivo in Kenya. Per dieci giorni hanno partecipato alla vita quotidiana in una casa di accoglienza per bambini di strada. “Un’opportunità unica nella vita”, hanno detto gli allievi.

Da due anni gli alunni del terzo anno della scuola secondaria superiore hanno la possibilità di riempiere un’ora alla settimana del loro tempo didattico con attività a loro scelta. “Per esempio, si può fare un’ora in più di spagnolo, di matematica o anche di cinese”, spiega l’insegnante supervisore, Marc Van Dyck. Ma c’è un’altra opzione interessante per gli alunni più avventurosi: un viaggio esperienziale in Kenya per trascorrere dieci giorni in un centro di accoglienza per bambini di strada, situato in località Ukunda, sulla costa keniota, non lontano da Mombasa.

“L’iniziativa ha preso piede”, riporta il docente, ridendo. “Circa 40 alunni hanno fatto domanda. È stato chiesto loro di scrivere la propria motivazione. In base a ciò, sono stati selezionati dieci studenti”.

“Abbiamo trascorso dieci giorni alla casa dei bambini di Kebene, un istituto nato per accogliere i ragazzi che vivono per strada. Poi, soprattutto durante la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19, c’è stata la richiesta da parte delle autorità di ospitarvi le ragazze che avevano avuto gravidanze precoci. Così ora vi vengono accolti circa 150-160 ragazzi, ma anche i bambini o i neonati di queste giovani madri. E quindi viene offerta anche l’assistenza ai bambini e ai ragazzi”, spiega Marc.

Gli ospiti dell’istituto non solo ricevono solo vitto e alloggio, ma anche una formazione. “Per esempio, imparano a cucire, in modo da avere una via d'uscita dal circolo della povertà”, prosegue ancora il docente.

Dopo mesi di preparativi, di avvicinamento empatico con la cultura africana, e di piccole iniziative per la raccolta fondi per sostenere parte delle spese del viaggio – come vendita di bevande e piccoli lavori artigianali, ricerca di sponsor e l’organizzazione di una festa – alla fine di febbraio i 10 allievi selezionati hanno iniziato la loro tanto attesa avventura.

Negli ultimi mesi il prof. Van Dyck ha cercato di preparare i suoi alunni ad un possibile shock culturale: dalla realtà del traffico locale – anche considerato che la compagine si sarebbe dovuta muovere con i mezzi pubblici – a questioni molto delicate: “Nell’istituto ci sono giovani madri rimaste incinte a seguito di violenza. Queste ragazze hanno un vissuto molto doloroso alle spalle e a volte può essere angosciante… Volevamo prepararli a tutto questo, ma d’altra parte volevamo anche che facessero la loro esperienza per intero”.

Ora gli allievi belgi sono già ritornati nella loro patria, ma non hanno fatto a meno di dare un rapido sguardo al passato. “Siamo immensamente grati di aver avuto l’opportunità di partecipare a questo progetto. Abbiamo riso, pianto, sudato tantissimo e soprattutto abbiamo imparato molto. Kebene avrà un posto nei nostri cuori per sempre”, si legge sulla loro pagina Instagram, dove è possibile rivivere l’intera avventura.

InfoANS

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