Rwanda – Sig. Twagirayezu, SDB, Economo AGL: “Aiutateci a proteggere i bambini a rischio”

27 Aprile 2021
Foto ©: Vatican News

(ANS – Kigali) – In tutto il Rwanda l’Unicef stima che vi siano circa 7 mila bambini di strada, ma altri 300mila vivono in famiglie con un minore come capo famiglia. La pandemia, con la conseguente crisi economica, ha portato all’aumento del numero di bambini di strada. “Per farli uscire da questa vita senza speranza, la prima cosa di cui hanno bisogno è che gli venga mostrata amorevolezza, che abbiano qualcosa da mangiare e che tornino a scuola” spiega il sig. Hubert Twagirayezu, salesiano coadiutore ruandese di 39 anni, Economo della Visitatoria “San Carlo Lwanga” di Africa Grandi Laghi (AGL), che comprende Rwanda, Uganda e Burundi.

Don Twagirayezu, come molti dei ragazzi di Rango, è rimasto molto presto senza genitori, ed è stato cresciuto dai nonni. Così ci racconta gli sforzi dei salesiani “per il futuro dei bambini e dei giovani più vulnerabili”.

“In Rwanda – racconta il salesiano – svolgiamo la nostra missione tra i bambini e giovani poveri, e a Rango, nel distretto di Huye, aiutiamo più di 120 bambini di strada; ma a livello nazionale sono molti di più. La situazione dei bambini di strada in Rwanda è causata da diversi fattori: la situazione familiare, con genitori separati, e le situazioni di estrema povertà, che non consentono alle famiglie di provvedere ai bisogni primari dei propri figli, come cibo, istruzione, cure mediche.

Ma la povertà non è l’unico fattore: i bambini sono spesso vittime di abusi, violenza, maltrattamenti, che poi aumentano sulla strada. La situazione dei bambini che vivono per strada è caratterizzata da un’elevata incertezza e da una continua violazione dei loro diritti: da quello all’istruzione al diritto alla salute, alla protezione, al cibo, a vivere con i genitori. Tutti hanno abbandonato la scuola e spesso svolgono un lavoro difficile per guadagnare pochi centesimi. Trasportano borse pesanti, vanno a prendere l’acqua, raccolgono e vendono pezzi di metallo e bottiglie di plastica vuote e vetro. La maggior parte di loro soffre di malnutrizione e altre malattie come dissenteria, malaria e scabbia.

Sulla strada i bambini soffrono anche di mancanza di sonno: si fermano solo qualche ora al giorno su un cartone e dormono con un occhio aperto per paura che qualcuno rubi le poche cose che hanno. Molti rischiano l’assunzione di droghe per dimenticare i propri problemi”.

La pandemia ha aggravato il fenomeno e le condizioni di vita di questi ragazzi?

Quando Covid-19 è arrivato in Rwanda la situazione di questi bambini è peggiorata e il numero dei bambini di strada cresce ogni giorno, perché molte famiglie non hanno cibo a sufficienza, non possono rispondere ai bisogni dei loro figli perché hanno perso di lavoro. I bambini, quindi, hanno come unica possibilità e speranza la vita nella strada: pensano che lì troveranno, per esempio, del cibo oppure un aiuto. Quando la pandemia ha fermato l’attività scolastica, molti bambini non sapendo cosa fare, da mattina a sera restavano in strada senza fare niente. Così hanno imparato molte cose sbagliate: rubare o consumare droghe. Quindi c’è sempre il rischio di trovare anche alcuni di loro in prigione, perché hanno commesso reati.

Qual è l’impegno dei salesiani per i bambini di strada in Rwanda?

Nel 2016 è stato avviato un progetto per i bambini di strada dai “Don Bosco Volunteers” di Bonn, in Germania, che ora prosegue soprattutto con l’accoglienza della parrocchia “San Giovanni Bosco” a Rango. L’assistenza, la scuola e i contatti con le famiglie continuano a funzionare in una linea di integrazione socioeconomica ed educativa. Il nostro obiettivo è toccare diversi aspetti della persona: sia la cura del proprio corpo, sia la sospensione dell’uso di droghe. I bambini vengono curati, imparano nuovamente l’igiene, praticano lo sport.

Dal punto di vista psicologico cerchiamo di ascoltare questi bambini, per aiutarli a riprendersi piano piano del trauma, e a ritrovare fiducia in se stessi e negli altri. Noi salesiani vogliamo che i ragazzi siano felici, che continuino a studiare e imparino a leggere, ma anche a giocare. Vogliamo che questi bambini ricevano nuovi vestiti, uniformi, e che recuperino il rispetto per gli adulti e gli altri bambini. Ma vogliamo anche che questi bambini possano partecipare all’attività di preghiera del centro salesiano, nel rispetto della sensibilità e della storia di ciascuno, poiché il centro accoglie bambini di tutte le fedi.

Come è iniziato il coinvolgimento della parrocchia? E cosa riesce a fare ora?

La parrocchia dove si svolge questa attività di aiutare i bambini di strada si chiama “San Giovanni Bosco” di Rango, il parroco è don Remy Nsengiyumva, un salesiano burundese, che ha iniziato questo programma durante la pandemia. Perché i giovani venivano a chiedere aiuto ogni giorno, e il parroco è riuscito a fornire un po’ di cibo, sapone e vestiti. La parrocchia ha alcuni volontari che lo aiutano ogni giorno per seguire questi giovani. Don Remy vuole fare tante cose: cerca di richiamare i bambini dalla strada, in collaborazione con i parrocchiani, per sostenerli nelle loro necessità.

Si sta pensando anche al problema della cena e di un posto sicuro per far dormire questi bambini?

Da tanti mesi i salesiani stanno pensando a come aiutare un numero maggiore di bambini in questa zona: guardando la situazione attuale e il numero dei bambini presenti nella zona di Rango, i salesiani vorrebbero aumentare la preparazione di cibo a sufficienza per tutti, ma abbiamo ancora bisogno di un sostegno economico. Abbiamo anche il progetto di costruire per loro un centro di ospitalità per poter fornire a loro una vera protezione e stare con loro ogni minuto. Anche per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di persone di buona volontà: con il loro aiuto, possiamo fare tante cose per il futuro di questi bambini.

Quanti di questi ragazzi, magari i primi aiutati dal centro professionale, hanno trovato un lavoro grazie ai vostri corsi?

I salesiani offrono a quei giovani la formazione professionale, e dopo 5 anni vediamo alcuni di loro che hanno completato la loro formazione tecnica. Di recente, ho incontrato uno di loro che ha detto di aver bisogno di una cassetta degli attrezzi in più per poter svolgere bene il suo lavoro.

Cosa vorreste chiedere, alla Chiesa, ai cristiani d’Occidente e alle istituzioni internazionali?

Chiediamo alle Nazioni Unite, alla Chiesa e ai Paesi occidentali di aiutarci economicamente a proteggere i bambini a rischio e di sensibilizzare la comunità mondiale a promuovere il rispetto della dignità dei bambini vulnerabili del mondo. Se troviamo un aiuto economico possiamo fornire a questi bambini un quadro giuridico per l’accoglienza e ascolto in strada, per aiutarli con programmi di reinserimento familiare. Se troviamo un aiuto, possiamo garantire l’inserimento scolastico e familiare dei bambini di strada, possiamo collaborare con i servizi sociali e le organizzazioni non governative, per sviluppare e applicare un quadro giuridico per il loro inserimento nella società. Possiamo anche garantire buone condizioni igieniche e sanitarie, organizzare attività sportive e culturali, e possiamo garantire da mangiare, e visite scolastiche in famiglia ai bambini con una casa.

Fonte: Vatican News

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